Probabilmente non esiste nessuna tradizione così tanto antica che si rinnova perennemente, resistendo alle mode e alle innovazioni, come quella di cingere la testa di alloro ai neolaureati. Questa usanza affonda le sue radici nella cultura romana. Gli antichi romani consideravano il dio Apollo come simbolo di saggezza, intelligenza e onorevolezza, ad esso erano dedicate tutte le vittorie militari. Apollo veniva rappresentato con la testa cinta da una ghirlanda di alloro a simulare una corona regale, per tale motivo, la corona d’alloro era considerata simbolo della massima onorificenza; ne venivano cinti i consoli vittoriosi e gli imperatori.
In seguito, tale simbologia venne adottata da poeti, da valorosi condottieri e da personaggi ritenuti saggi, spesso insigniti di onorificenze. Basti ricordare Giulio Cesare, Dante Alighieri e il Petrarca, ritratti sempre con la ghirlanda di alloro sul capo.
In tempi più prossimi ai giorni nostri, tale tradizione è stata adottata da persone che hanno raggiunto l’eccellenza nello studio, nel campo delle arti e dei mestieri, pertanto ritenuti degni di fregiarsi della regale corona. Da qui l’usanza per i neolaureati di cingersi il capo con rametti d’alloro, non tanto per meriti raggiunti tramite lo studio, ma più come promessa di utilizzare le conoscenze acquisite nel condurre una vita lavorativa onorevole, nella speranza di realizzare opere meritevoli di elevato valore sociale. Lo stesso termine “laureato”, infatti, deriva da Laurus nobilis, nome botanico del lauro. Se poi anche il neolaureato potrà dichiararsi “nobilis” lo dirà il tempo.
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Descrizione della pianta
L’alloro (Laurus nobilis) appartiene alla famiglia delle Laureaceae. È una pianta perenne sempreverde a portamento molto variabile; da piccolo arbusto cespuglioso, ad albero di dimensioni anche considerevoli, alto fino a 10/13 m. La chioma è folta, in genere a forma piramidale. Le radici spesso affondano in terreni sassosi o in substrati boschivi. Il fusto è eretto, liscio e densamente ramificato, presenta una corteccia di colore vario che va dal grigioverde al grigio scuro, fino a nerastro oppure bruno.
L’alloro è una pianta dioica i cui fiori maschili e fiori femminili sono situati su individui arborei diversi appartenenti però alla stessa specie. Esiste quindi una pianta cosiddetta “femmina” e una pianta “maschio”, anche se questa distinzione ha origine unicamente popolare e non botanica.
Le foglie sono di norma alterne, munite di un breve picciolo. La loro forma è perlopiù ovato-lanceolata a margine ondulato. La pagina superiore si presenta liscia, di un bel verde scuro e lucido, mentre quella inferiore è più chiara ed opaca. Le foglie dell’alloro sono tenaci e coriacee. Nel loro parenchima sono racchiuse alcune vescichette contenenti l’olio essenziale responsabile del caratteristico aroma emanato dalla pianta.
I fiori sono peduncolati, separati in maschili (androceo) e femminili (gineceo),si trovano riuniti in piccole ombrelle poste all’ascella fogliare dei rispettivi alberi. Le loro corolle emanano il tipico profumo. Il colore varia dal giallo/verde al bianco tendente al giallo. L’impollinazione è prevalentemente anemofila, è cioè affidata all’opera del vento, ma può avvenire anche per mezzo dei pronubi, soprattutto api. La fioritura ha inizio a marzo e prosegue fino a tutto maggio.
I frutti sono delle drupe ovoidali color nero lucido, contenenti un singolo seme. Maturano da ottobre a novembre, secondo l’andamento stagionale e spesso rimanendo attaccati ai rami fino a primavera, quando spuntano i nuovi germogli.
Habitat: terreno e clima ideale
L’alloro è una tipica pianta della macchia mediterranea, anche se è presente un po’ in tutta Italia in fascia collinare. Predilige terreni umidi e zone calde, tipiche delle aree costiere marittime dove cresce spontaneo.
Si rinviene naturalizzato anche nei pressi del lago di Garda il quale, grazie alla sua notevole estensione, mitiga il clima dell’entroterra rendendolo più mite, mentre nel resto delle zone settentrionali è coltivato perlopiù per realizzare spesse siepi divisorie o a scopo ornamentale in singoli alberelli.
L’alloro teme le gelate e il forte vento, specie se le piante sono ancora giovani.
Moltiplicazione e riproduzione
L’alloro è una pianta rustica e robusta che non ha particolari esigenze. Il terreno ideale è quello boschivo, anche pietroso purché ricco di humus e con un buon drenaggio.
In natura la sua diffusione avviene spontaneamente per mezzo dei volatili che si cibano dei suoi frutti, disseminando poi i semi in zone distanti dall’albero che li ha prodotti. Anche la sua moltiplicazione può avvenire in modo spontaneo, tramite i numerosi polloni che si sviluppano dalla base della pianta e che, se in condizioni ideali, possono creare piccole zone boschive.
A parte la naturale diffusione spontanea, l’alloro è una specie che si presta facilmente ad essere coltivata, anche nei giardini domestici dove viene spesso utilizzato per formare siepi divisorie e frangivento. La posizione ideale è il pieno sole o la mezz’ombra. Come già detto, teme solo le gelate invernali prolungate e il vento forte. Pertanto, almeno nei primi tempi della messa a dimora andrà protetto, specialmente se la piantumazione avviene nelle zone collinari del Nord Italia dove il freddo è più intenso e presente più a lungo.
La riproduzione può avvenire per trapianto di piccoli alberelli o per talea, anche se quest’ultimo metodo richiede tempi abbastanza lunghi prima di ottenere un piccolo arbusto.
Nel caso della talea, è possibile far radicare dei rametti lunghi 8/10 cm circa prelevati dagli apici vegetativi della pianta madre e muniti di germoglio apicale. È opportuno scegliere un esemplare sano e bello di alloro perché la pianta che si otterrà dalla talea sarà un clone della pianta madre che avrà le sue stesse caratteristiche genetiche. I rametti andranno poi riposti in un vaso di almeno 20 cm di diametro e ricoperti con del terriccio ricco di humus, avendo cura di lasciare scoperto solo il germoglio. Il terriccio andrà mantenuto costantemente umido e drenato.
Per la piantumazione di giovani alberelli, bisognerà scavare una buca ben profonda e abbastanza ampia atta a contenere agevolmente tutto l’apparato radicale. La pianta andrà inserita nella fossa avendo cura di tenerla ben dritta. Sarà opportuno sorreggerla con un tutore che andrà anch’esso interrato. La buca andrà poi ricoperta con lo stesso terriccio ottenuto dallo scavo, addizionato a compost e/o letame ben maturo. Nel caso si debba realizzare una siepe ben compatta, la distanza tra un alberello e l’altro dovrà essere da 80 cm a un metro circa.
La semina è sconsigliata, richiederebbe un tempo troppo lungo per la crescita, meglio lasciarla alla natura.
Irrigazione e concimazione
Nei primi giorni dopo la messa a dimora degli alberelli, l’irrigazione dell’alloro deve essere regolare, poi si effettuerà solo in caso di siccità o di eccessiva scarsità di piogge.
La concimazione, che si attua con stallatico ben maturo posto alla base della pianta, può essere attuata una volta all’anno, ad inizio primavera, seguita da una pacciamatura con scaglie di corteccia e paglia o cartone; questo impedirà alle erbe infestanti di proliferare, limiterà un’eccessiva traspirazione dell’acqua e nel contempo proteggerà le radici da tardive gelate.

Potatura dell’alloro
Nel caso di piante di alloro adibite a siepe, la potatura si effettua esclusivamente per contenere un loro eccessivo sviluppo e per dare una forma omogenea alla siepe, servendosi per questo di apposite cesoie o di tosasiepi. Mentre per le singole piante isolate la potatura è una condizione puramente estetica.
Altre norme specifiche non ve ne sono, salvo il periodo, il più indicato è marzo oppure fine settembre e tutto ottobre, quando la pianta va a riposo. Naturalmente, è sempre possibile effettuare tosature periodiche di ridimensionamento e modellamento delle siepi, operazione che segue specifiche esigenze di gusti puramente individuali.
Malattie e parassiti
Sebbene l’alloro sia una pianta rustica e molto resistente, può comunque essere soggetta al mal bianco, un micete che si manifesta con la formazione di macchie biancastre e polverose che chiazzano le foglie. Anche le cocciniglie possono infestare le piante di alloro, specialmente i giovani germogli, in questo caso sarà necessario trattare le piante coinvolte con gli oli bianchi.
Raccolta e conservazione
Dell’alloro si utilizzano prevalentemente le foglie. Trattandosi di una pianta sempreverde, la raccolta può essere effettuata durante tutto l’anno, basta che le foglie siano ben sviluppate e abbiano prodotto un’adeguata quantità di sostanze aromatiche; è per questo che il momento migliore rimane l’estate, quando le ghiandole oleifere all’interno del lembo fogliare sono ricche di essenza. In questo periodo, la pianta è al massimo della sua produzione di aroma e le foglie, allo sfregamento, emanano un profumo intenso.
Per la loro conservazione è sufficiente farle essiccare; basta porle in un posto asciutto, ben arieggiato e all’ombra per non alterare gli aromi. Dopo una decina di giorni si potranno riporre in un sacchetto di carta dove si manterranno per diversi mesi, pronte per i vari utilizzi.
Anche le drupe, i frutti dell’alloro prodotti da piante femmina, possono essere raccolte ed utilizzate per vari usi, sia in cucina sia come rimedio fitoterapico. Il periodo migliore per la raccolta è sicuramente quando hanno raggiunto la piena maturazione, cioè ottobre, novembre. Contrariamente alle foglie, le drupe andranno essiccate al sole o in forno a 40° circa per accelerare il processo di essiccazione. Una volta essiccate, potranno essere conservate in un barattolo di vetro per futuri utilizzi. Ma per sfruttare al meglio le loro proprietà sarebbe opportuno lavorarle ancora fresche e utilizzarle nelle varie preparazioni.
Proprietà e usi
Le proprietà dell’alloro sono dovute sostanzialmente alla presenza nelle foglie e nelle drupe di sostanze aromatiche sfruttate sia in campo culinario che farmacologico.
In cucina le foglie trovano largo impiego in molte preparazioni. Principalmente sono utilizzate per aromatizzare piatti a base di carne e di pesce, ma anche in zuppe, legumi e marinate e per insaporire le castagne lessate. Ottime pure in tisane digestive, si possono usare anche per preparare il dado vegetale fatto in casa.
L’alloro, otre all’olio essenziale, è fonte di importanti vitamine: A, C e del gruppo B. Contiene poi sali minerali tra cui ferro, magnesio e potassio. Nell’insieme queste sostanze esplicano un’azione antiossidante, antisettica, digestiva e carminativa contro il gonfiore addominale. La vitamina C stimola le difese immunitarie mentre le vitamine del gruppo B facilitano l’attività metabolica. Un’altra importante funzione è quella esplicata dall’attività antisettica sui sintomi influenzali, specialmente contro tosse, bronchite e catarro bronchiale. Infine, l’alloro svolge un’azione antinfiammatoria, anche per uso topico, in unguenti e olii utilizzati contro dolori reumatici e artritici. In questo caso vengono impiegate principalmente le drupe, dalle quali si estrae un olio che rappresenta il componente principale dell’unguento chiamato “Laurino” impiegato nella tradizione popolare come antireumatico e antidolorifico.
Laurino viene pure chiamato un liquore ricavato dai frutti di alloro, messi a macero in una soluzione alcoolica e che sono l’ingrediente principale di questa bevanda alcolica.

Storia e curiosità
Nel passato l’alloro, oltre a cingere il capo dei poeti e dei vittoriosi, era impiegato nelle cerimonie rituali e religiose al posto dell’incenso. Il suo fumo profumato si levava al cielo, devota offerta agli dei pagani e simbolo di unione tra il popolo e il divino.
Nel Medioevo, il rituale di bruciare le fronde di alloro assumeva una funzione più pratica; non più come rituale, ma unicamente come esigenza pressante di combattere le epidemie che ciclicamente si accanivano sulle popolazioni in quel periodo. Per questo, sfruttando le sue proprietà antisettiche, veniva fatto bruciare negli ambienti per disinfettarli, salvando così molta gente dal contagio.
Ma non è tutto, le sue proprietà antisettiche venivano sfruttate anche in altri ambiti; alcune foglie poste tra le pagine o tra le pergamene di libri preziosi, li preservavano dall’attacco di muffe e parassiti della carta. Difatti, le foglie di alloro, oltre alle sostanze aromatiche, contengono anche acido laurico, un acido grasso con specifiche proprietà antisettiche, antibatteriche, antivirali e antiparassitarie; insomma, un repellente naturale contro parassiti, pronubi e insetti.
Per lo stesso motivo, alcune foglie di alloro poste nella dispensa o anche direttamente nelle farine e nei contenitori della pasta e dei legumi, possono contribuire efficacemente a tener lontane tignole e farfalline che spesso infestano le derrate alimentari, cereali in particolare. Così pure, le foglie poste negli armadi, oltre a profumare la biancheria, tengono lontane le tarme.
Avvertenze
Occorre prestare attenzione a non confondere la pianta di alloro con quella velenosa del lauroceraso (Prunus lauroceraso), anch’esso ampiamente utilizzato nella realizzazione di folte siepi.
Anche se dovrebbe essere facilmente riconoscibile, un occhio inesperto potrebbe essere tratto in inganno.
Le foglie del lauroceraso sono più grandi e più lucide di quelle dell’alloro, e soprattutto non profumano. Tutte le parti della pianta sono tossiche, meno le drupe, ma solo quando sono ben mature.
Le drupe del lauroceraso somigliano molto a quelle dell’alloro, sia come forma sia come colore ed anche con esse, non essendo tossiche, si può realizzare un liquore.