Il basilico è originario dell’Asia, India in particolare, dove esistono diverse varietà di questa pianta aromatica, alcune delle quali utilizzate dalla medicina ayurvedica. Una in particolare, l’Ocimum teniuflorum chiamato anche Ocimum sanctum o “Tulsi“ in hindi, è considerata addirittura pianta sacra, tanto da non poter essere utilizzata nell’alimentazione. L’Ocimum sanctum è consacrato alla dea Lakshmi, sposa di Vishnu. Secondo la tradizione, è la pianta che apre le porte del cielo e per tale motivo in India in vige l’usanza di porre un mazzetto di Tusli sul petto delle persone morenti.
Si pensa che i primi a introdurre il basilico nel Mediterraneo, quello più comune (Ocimum basilicum), siano stati i greci, i quali, avendo apprezzato il suo intenso aroma, di ritorno dai loro viaggi in Asia, se lo portarono appresso. Si deve però ai romani la sua diffusione in Italia che, dal Medioriente, passando per la Grecia, lo portarono in patria.
In Italia è conosciuto soprattutto per essere l’ingrediente principale del pesto alla genovese, una specialità che, insieme ai pinoli, olio, aglio, sale e pecorino, il tutto pestato nel mortaio, veniva un tempo consumato spalmato sul pane. Si diceva fosse afrodisiaco.
Oggi il pesto alla genovese viene impiegato principalmente come salsa per condire la pasta e trova poi impiego in varie ricette: si utilizza spalmato su piadine e bruschette tostate, come ingrediente nelle lasagne vegetariane, nelle frittate, per insaporire minestre e piatti al forno, soprattutto di pesce, per condire patate lessate, come ripieno dei pomodori al cartoccio e tanto altro ancora.
Il pesto al basilico ha contribuito, in buona parte, a rendere famosa la città di Genova nel mondo. Infatti, questa salsa è rinomata un po’ in tutti e quattro i continenti. Per questo il basilico non manca mai a primavera – o almeno non dovrebbe mai mancare – nell’orto o in vaso sul davanzale della cucina italiana, pronto per essere utilizzato fresco, tanto più che la sua coltivazione è molto semplice.
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Descrizione della pianta
Il basilico (Ocimun basilicum), come molte altre aromatiche, fa parte della numerosa famiglia delle Lamiaceae.
È una pianta erbacea annuale, alta fino a 50 cm, con radice a fittone e fusti eretti, quadrangolari e molto ramificati. Quando la pianta è ben sviluppata, i fusticini tendono a divenire legnosi verso la base.
Le foglie sono opposte, picciolate, ovali, tendenti a lanceolate, lunghe da 2 a 5 cm, la lamina è liscia o bollosa, a margine intero con bordi spesso incurvati verso il basso, di un bel colore verde intenso e brillante.
I fiori sono piccoli, bianchi, riuniti in verticilli su lunghe spighette dette racemi.
Il calice è campanulato e persistente.
La corolla, bianca o leggermente rosata, è divisa in due labbra (struttura tipica delle labiate). Il labro superiore presenta alcuni lobi, quello inferiore è spesso intero oppure sfrangiato. Fiorisce da maggio fino a fine settembre.
Il frutto è formato da quattro piccoli acheni, color bruno/scuro.
Habitat, terreno e clima ideali
Il basilico lo si può trovare naturalizzato in alcune regioni d’Italia, specie al Sud, dove alcuni semi, sfuggiti in passato da una pianta madre coltivata, possono aver attecchito dando vita a nuove generazioni di piantine che si sono poi riprodotte e divulgate. Ma, perlopiù, è una specie che viene coltivata a scopo alimentare.
Il basilico predilige suoli leggeri e fertili, posizionandolo in zone soleggiate o di semi-ombra. Essendo una pianta che teme il freddo, lo si coltiva principalmente sulle coste marittime sino a 500/600 m massimo di altitudine, oppure nel periodo estivo in tutte le regioni d’Italia.
Il terreno deve essere ben drenato onde evitare ristagni d’acqua dannosi per le radici. Prima della semina o del trapianto, il terreno andrà concimato e lavorato per renderlo soffice. Nel periodo estivo dovrà essere mantenuto umido per evitare la disidratazione della pianta.

Semina, trapianto e coltivazione
Dato che il basilico non tollera il freddo, per la semina in campo bisognerà aspettare fine marzo o aprile, in modo da essere sicuri di evitare eventuali improvvise gelate, molto deleterie per la pianta. Pertanto, la semina in campo aperto comporta una produzione molto tardiva. È per tale motivo che, generalmente, si preferisce seminare il basilico in semenzaio protetto. In tal modo si disporrà di piantine da trapiantare già a inizio primavera che saranno presto pronte per l’uso.
La semina in semenzaio può essere effettuata già a febbraio. Il terreno da utilizzare potrà essere quello di tipo universale, aggiungendovi un po’ di stallatico ben maturo. Sarà opportuno procurarsi dei piccoli contenitori, tipo le classiche vaschette alveolate di plastica nera, scrupolosamente da riutilizzare per ogni semina, o qualche altro contenitore similare da riempire con il terriccio, .
Essendo molto piccoli, i semi dovranno essere interrati alla profondità di non più di mezzo centimetro. Le annaffiature dovranno essere regolari in modo da mantenere il terriccio sempre umido.
Se le vaschette saranno state poste in un ambiente con temperatura ideale, tra 12 e 18 gradi, dopo una decina di giorni si dovrebbero già vedere i primi germogli. Quando poi saranno spuntate le prime foglie e le piantine avranno raggiunto i 10 cm circa di altezza, si potranno trapiantare in vasi più capienti (come questi ) da sistemare in zona protetta dal freddo. Oppure potranno essere collocate in piena terra ma, in tal caso, solo a fine aprile o a maggio, secondo le diverse zone climatiche; più la zona è fredda, più tardi dovrà avvenire il trapianto e viceversa.
In ogni caso, per il trapianto in piena terra sarà opportuno individuare una zona ben soleggiata o al massimo in mezz’ombra. Occorrerà scavare delle buchette del diametro di 10 cm circa e profonde altrettanto; le buche dovranno essere distanziate di almeno 15 cm le une dalle altre. Una volta posizionata la piantina e riempita la buca con terra soffice, bisognerà compattare bene il terreno attorno allo stelo interrato e subito dopo bagnare abbondantemente.
Cura e mantenimento delle piantine
La manutenzione dell’impianto di basilico non richiede grandi attenzioni, sarà sufficiente tener sgombro il terreno attorno alle piantine da eventuali erbe infestanti troppo eccessive. La potatura non è richiesta, basterà eliminare le foglie eventualmente deteriorate e i rametti divenuti secchi.
L’innaffiatura dovrà essere costante in modo da mantenere il terreno il più possibile umido in superficie.
Per stimolare la crescita e lo sviluppo dell’apparato fogliare, che è l’elemento del basilico che viene utilizzato, è opportuno cimare le infiorescenze già alla loro prima comparsa. Quando la pianta produce i fiori, poi i frutti e da questi i semi, l’erba ha concluso il suo ciclo vitale, le foglie perdono il loro aroma e tendono a ingiallire e a seccarsi. È per ritardare questo processo che le infiorescenze vanno tolte.
Malattie e parassiti del basilico
Il basilico difficilmente si ammala, però teme, come già detto, i ristagni d’acqua nelle radici. Anche i parassiti che attaccano il basilico sono pochi, tra questi vi è l’Arima marginata. Questo coleottero si ciba delle foglie causando grossi buchi. Vi sono poi le chiocciole e le lumache.
Se la coltivazione è in orto o in campo, chiocciole e lumache, specie quando le piantine sono ancora piccole, possono consumare per intero le foglie danneggiando seriamente le pianticelle e mettendo a rischio l’intera produzione. Si dovrà pertanto controllare periodicamente tutta la produzione e, nel caso, eliminare manualmente gli ospiti indesiderati.
La peronospora, che si manifesta con macchie giallastre e pulviscolo grigiastro sulla pagina inferiore delle foglie, è un problema difficile da eradicare. Generalmente la peronospora, essendo un micete, è dovuta a ristagni d’acqua nelle radici o a pioggia eccessiva. Questa condizione può portare, oltre alla peronospora, anche allo sviluppo di muffe e marciume, sia nelle radici, sia sul gambo.

Raccolta e conservazione
Le foglie rappresentano la parte del basilico che si utilizza sia in cucina, sia in fitoterapia. Anche i fiori si possono mangiare, pertanto possono essere impiegati in varie pietanze e nelle insalate, generalmente come elemento decorativo aromatico e commestibile.
La raccolta delle foglie si effettua da maggio fino a inizio ottobre, anche se non c’è un periodo specifico in cui prelevarle, basta che siano ben sviluppate e non deteriorate o ingiallite perché, in tal caso, sarebbero in gran parte prive del loro aroma e delle loro proprietà.
Avendo a disposizione il basilico in vaso, sarà sufficiente staccare dalle piantine quel tanto di prodotto che serve in cucina o per preparazioni curative; l’importante è non defogliare completamente la pianta, soprattutto quando questa è giovane, che continuerà così a produrre nuove foglie fino al termine del suo ciclo evolutivo.
Con l’essiccazione le foglie di basilico perdono quasi completamente il loro aroma, per questo motivo è una pratica sconsigliata. Pure il congelamento non si addice: infatti, una volta scongelate, non avranno più l’aroma originale e si presenteranno nere, subito ossidate. Solo fresche manterranno tutto il loro sapore.
L’unico modo per conservarle per un buon periodo di tempo è lo sbiancamento, una particolare pratica culinaria effettuata da cuochi esperti.
Occorre anche tener presente che la cottura le rende leggermente amare e poco appetibili. Pertanto, il consiglio è di utilizzare foglie sempre fresche e integre, lavate solo al momento dell’utilizzo.
Proprietà e utilizzi
In cucina l’uso più comune del basilico è, come già accennato, nel pesto alla genovese dove rappresenta l’ingrediente principale; altro impiego basilare è nella salsa al pomodoro, utilizzata sulla pasta, sulla pizza e in diverse altre ricette. Le foglie fresche vengono distribuite sulla pizza, nella piadina o impiegate per aromatizzare le bruschette e la mozzarella alla caprese, oppure si possono mettere in una bottiglia d’olio d’oliva al quale, dopo alcuni giorni, conferiranno il loro aroma.
Le principali proprietà medicinali del basilico sono digestive, sedative, diuretiche, antinfiammatorie, antimicrobiche ed espettoranti contro tosse e catarro bronchiale. Molto indicato è l’impiego per l’igiene della bocca, contro le afte e le piccole ulcere delle mucose del cavo orale.
In tal caso basterà effettuare un infuso con una manciata di foglie, lasciar raffreddare, filtrare e utilizzare in gargarismi, anche più volte al giorno.
Storia e curiosità
Masticare qualche foglia di basilico, prima di un incontro galante – ma anche di lavoro – può contribuire a profumare l’alito.
Pare che il forte odore del basilico tenga lontano le zanzare e altri insetti fastidiosi. Anche il suo olio essenziale, spruzzato sulla pelle, dovrebbe contribuire a tener lontane le zanzare.
In commercio esistono numerose varietà di basilico. Le più comuni sono:
- Il basilico genovese (Ocimum basilicum),il classico basilico più conosciuto ed utilizzato, presenta foglie abbastanza grandi.
- Il basilico gigante napoletano, un’altra varietà dell’Ocimum basilicum, che ha foglie molto più ampie del basilico genovese e anche le dimensioni della pianta sono maggiori.
- Il basilico greco o minimum con foglie, viceversa, molto piccole le cui fronde formano un cespuglietto tondo. Questa varietà ha un aroma intenso, ma più dolce.
- L’Ocimum teniuflorum o Tulsi, di cui abbiamo già parlato, utilizzato soprattutto nei paesi asiatici, ma non solo.
Vi sono poi numerose altre varietà ottenute da vari incroci che presentano sentori diversi che vanno dal profumo di limone fino a quello di cannella. Anche i colori delle foglie e degli steli possono variare notevolmente.
Alcune varietà hanno il lembo fogliare con venature biancastre, altre producono foglie rosso bruno, altre ancora presentano una tonalità di verde molto chiaro o molto scuro, ecc. Non c’è che l’imbarazzo della scelta di quello che offre la natura in fatto di basilico.