La Salsapariglia (Smilax aspera) deve il suo nome scientifico al greco smilé (raschietto) e al latino asper (pungente), termini che definiscono in maniera molto chiara la morfologia e il carattere spinoso della pianta. Il suo nome comune deriva, secondo alcuni autori, dal fatto che se viene sfregata in maniera vigorosa, la pianta produce una schiuma che ricorda quella prodotta dai cavalli quando sudano, da qui il nome: salsa (schiuma) e pariglia (coppia di cavalli).
Il nome Salsapariglia potrebbe anche derivare dallo spagnolo zarzaparrilla, che deriva dalle parole zarza che significa “rovo” (dal basco sartzia “rovo”) e parrilla, che significa “piccola vite”.
Volgarmente, tra i tantissimi nomi dialettali dati alla pianta, troviamo salsapariglia nostrana, stracciabraghe, strappabrache, stracciabrache, strazzacausi, stracciacappe, rovo-cervone, rogo cervino, smilace spinosa, barba di magnano, erba serretta, rogo acerbone, sausa siciliana, edera spinosa, ellera spinosa, sarapilla con riferimento ai danni che subisce chi si avventura nei suoi cespugli spinosi, uscendone (se ci si riesce!), spesso, con i pantaloni strappati!
Appartiene alle Smilacacee, famiglia di piante ampiamente distribuita dalle regioni tropicali a quelle temperate che ha solo due generi (Smilax e Ripogonum), con piante rampicanti con viticci e foglie semplici, alternate, a margine intero o spinoso-serrato. In Italia le Smilacacee sono rappresentate unicamente dalla specie Smilax aspera.
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Un po’ di storia
La salsapariglia nostrana è pianta officinale di antichissimo uso; la sua radice, abbinata a quella della dulcamara (Solanum dulcamara L.), forniva eccellenti decotti depurativi e tonici, sebbene ad azione più blanda rispetto alla salsapariglia del commercio (Smilax ornata anche detta Smilax regelii da Killipp & Morton), usata in America Centrale e Settentrionale. Tale aspetto si evince anche dall’opuscolo della Casa Editrice Sonzogno Milano, 1940, ad opera del “Dottor Amal” (pseudonimo di Amalia Moretti Foggia) che cita: “…quella che è veramente una salsapariglia efficace, deve essere la miscela delle radici di varie salsapariglie tutte germogliate in varie località d’America (Messico, Perù, Giamaica); e fra tutte la più valida è anzi quella che nasce nell’Ecuador sulle sponde del Guayaquil…il fiume miracoloso dell’Ecuador…al quale, nei tempi lontani, traevano le genti che — bevuto il decotto bollente fatto con le salsapariglie germogliate sulle sue sponde, e sudato per quel decotto, quanto si potrebbe ora sudare nelle torride terme naturali di Pozzuoli — si sentivano poi << come ringiovanite e tutte purghe d’ogni recondito male >>”.
Nel XVI secolo, Mattioli attribuiva alla pianta anche un’azione antisifilica, effetto mai scientificamente confermato, e in passato gli asmatici trovavano sollievo fumando le radici grigiastre, essiccate e triturate.
Curiosità
Smilax (Smilace) era il nome di una ninfa della mitologia greca che, perdutamente e infelicemente innamorata del giovane Croco, suicidatosi perché non poteva amarla per l’opposizione degli Dei dell’Olimpo, fu trasformata in un rampicante.
Recentemente è stata scelta come pianta fitodepuratrice nei siti molto contaminati poiché è in grado di crescere e prosperare anche in terreni dove sono presenti alte concentrazioni di metalli pesanti come piombo, bario, zinco e cadmio. La sua capacità è unica: assorbe questi elementi nelle radici per poi trasferirli alle foglie, rendendo questi metalli inerti, abbassando notevolmente i livelli di tossicità e impedendo a tali potenziali inquinanti di essere trasferiti alla catena alimentare.

Caratteri morfologici della salsapariglia
La salsapariglia è una pianta perenne, lianosa, sempreverde glabra, spinosa, con rizoma strisciante molto infossato nel terreno e fusti rampicanti, cilindrici, sottili, tenaci, percorsi da spine ricurve verso il basso, teneri e arrossati da giovani, legnosi a maturità.
Le foglie sono coriacee, lucide, con picciolo di 2-3 cm e lamina da ovato-cordata a quasi sagittata, debolmente acuminata, lunga fino a 10 cm, con nervature reticolate evidenti.
I piccioli, i margini fogliari e le nervature principali (inferiormente) sono provvisti di spine uncinate; alla base del picciolo sono presenti le stipole trasformate in viticci.
Pianta dioica (cioè con organi riproduttivi maschili e femminili su due piante distinte, così da avere piante maschio e piante femmina) con infiorescenze unisessuali costituite da fascetti più o meno umbellati (cioè disposti ad ombrella), disposti alternatamente a zig-zag lungo assi terminali e ascellari della lunghezza massima di 15 cm.
I fiori, dall’intenso profumo di miele, provvisti di breve peduncolo, presentano 6 tepali bianco panna, più o meno arricciati all’indietro; quelli maschili possiedono 6 stami eretto-patenti, con filamento diritto, i femminili un ovario supero a 3 stimmi sessili.
L’impollinazione è entomogama (operata dagli insetti).
Il frutto maturo è una bacca rossa, lucida, non commestibile ma innocua, tendente ad annerire col tempo contenente 1-3 semi globosi, lisci, lucenti.
Habitat o luoghi dove cresce la salsapariglia
Specie termofila, cresce su suoli ben aerati in ambiente forestale e paraforestale ed è uno dei più tipici componenti della macchia mediterranea, spesso consociata con arbusti sempreverdi anch’essi tipici di tale formazione, come ilatro (Phillyrea latifolia), lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), alaterno (Rhamnus alaternus) ecc.
La si ritrova nei boschi di leccio (Quercus ilex L.) ma anche nelle pinete, nelle zone più aperte, nelle garighe, nelle siepi e sui muri a secco, ove forma spesso intricati cespugli, da 0 a 1200 m s.l.m.
Presente in quasi tutto il territorio italiano, Smilax aspera si comporta da tipica specie stenomediterranea (cioè con areale limitato alle coste mediterranee) e si rinviene in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia solo in alcune stazioni isolate, e spesso si tratta di piante inselvatichite.

Diffusione e periodo di raccolta
La dormienza dei semi è complessa (probabilmente legata alla dispersione degli uccelli) e ancora oggi non si conoscono efficaci pretrattamenti per rimuoverla. È probabile che la combinazione di stratificazione calda + stratificazione fredda prima della semina possa migliorare la percentuale di germinazione.
Le bacche completamente mature vengono raccolte alla fine dell’estate e la polpa viene immediatamente rimossa; la semina avviene subito dopo.
Parte della germinazione avviene durante la primavera successiva, mentre la maggior parte dei semi germoglierà durante la seconda e la terza primavera dopo la dispersione. Se la si volesse riprodurre a casa, ha molto più successo la talea radicale (prelevando pezzi di radice che verranno interrati per farli radicare), rispetto alla semina.
La salsapariglia vegeta in qualsiasi tipo di terreno, preferendo substrati sciolti o sabbiosi, preferibilmente a pH di 6 – 7 che siano ben drenati in clima caldo e mite, quello tipico dell’ambiente mediterraneo, anche se è in grado di resistere al freddo e a temperature di -8/-10 °C.
Raccogliete esclusivamente i giovani getti teneri commestibili (crudi e cotti) e le radici per farne decotti; non raccogliete le bacche perché sono tossiche, non commestibili.
Costituenti e proprietà
Contiene numerosi principi attivi tra cui i fondamentali sono smilacina, salsasaponina e acido salsasapinico.
Le proprietà della salsapariglia sono: depurative, diuretiche, sudorifere, antiuriche, stimolanti dei poteri di difesa dell’organismo.

Uso in cucina
Si raccolgono i giovani getti tenerissimi dei rami emessi dalla pianta già formata e quelli rossastri che spuntano direttamente dal suolo. Dal sapore amarognolo molto gradevole, si consumano crudi e cotti alla stregua degli asparagi, mentre i frutti sono tossici.
La capra selvatica dice…
È una delle mie preferite e la utilizzo cruda e cotta, tantissimo nelle mie farinate, al posto degli asparagi (Asparagus acutifolius), perchè, dove vivo, riesco a raccoglierne molta di più nel corso di un anno, rispetto a questi ultimi.
Da notare che i turioni dell’asparago (cioè i giovani germogli con foglie rudimentali, la parte utilizzata in cucina, per intenderci), escono solo in pochi precisi periodi dell’anno, solo unicamente dal suolo e non farete in tempo a vederli che la maggior parte delle persone li avrà già raccolti prima di voi (pensavate di essere gli unici a conoscere gli asparagi? eheh), mentre i giovani getti commestibili della salsapariglia, escono sia dal suolo che dalle gemme ascellari delle piante già sviluppate; in tal modo potrete raccoglierne molta di più rispetto ai comuni asparagi e per di più, come bonus, avrete che la salsapariglia non la conosce quasi nessuno e quindi sarete solo voi, ora che la avete imparata bene, a raccoglierla!