Insetti e malattie, agricoltura rigenerativa per un diverso approccio

Le piante possono essere completamente resistenti a insetti e malattie? La risposta sembra essere sì.

A livello globale gli attacchi di insetti e malattie causano una perdita di prodotto tra il 20 e il 40% causando ogni anno perdite economiche di circa 220 miliardi di dollari.

La narrativa comune ci racconta che gli insetti attaccano indiscriminatamente e che una malattia per esprimersi abbia bisogno di una combinazione di tre diversi elementi, un ospite suscettibile, un organismo potenzialmente patogeno e il giusto ambiente.

Quello che però è stato dimenticato o ignorato è che esiste un’enorme letteratura riguardo alla soppressione degli organismi patogeni grazie alla nutrizione e alla simbiosi con diversi microrganismi.

Comprendiamo bene che ogni organismo vivente ha specifiche richieste nutrizionali e che, ad esempio, una mucca è in grado di digerire la cellulosa contenuta nel fieno mentre l’essere umano no, a causa della mancanza di quello specifico enzima.

Allo stesso modo insetti e malattie non attaccano le piante in maniera casuale ma spinti dalla ricerca di un cibo che si adatta alle proprie richieste nutrizionali.

Mentre le piante usano gli enzimi per legare varie molecole tra loro e crearne di nuove, il nostro apparato digerente e quello di qualsiasi altro organismo usa gli enzimi per rompere questi legami e scomporre le molecole per poterle assimilare, e ogni essere vivente è dotato di diversi enzimi a seconda delle richieste nutrizionali del suo organismo.

Riguardo al triangolo delle malattie quello che dovremmo chiederci è: che cosa definisce la suscettibilità di una pianta? Quali sono le differenze tra una pianta resistente e una suscettibile? Cosa stabilisce se un organismo è potenzialmente patogeno?

L’agricoltura, per essere rigenerativa, dovrebbe sempre cercare di andare alla radice dei problemi e chiedersi perché succede questo? Qual è il ruolo di questi organismi negli ecosistemi naturali?

Insetti e malattie sono gli spazzini della natura

Ogni cosa in natura ha uno scopo, e la funzione di insetti e malattie è quella di eliminare dal sistema tutto ciò che non è abbastanza in salute per potersi riprodurre; sono letteralmente la squadra di spazzini della natura che ricicla tutto il materiale di scarto e lo reimmette nel sistema.

Quando le nostre coltivazioni subiscono un attacco da parte di un organismo patogeno, quello che dovremmo chiederci è qual è il motivo alla radice di questo attacco? Di quali composti all’interno della pianta si nutre questo organismo? Come vengono creati questi composti?

Spesso quello che non capiamo è che siamo noi a creare le condizioni perché avvenga l’infestazione, con una nutrizione sbilanciata, con la compromissione della comunità microbica o con pratiche colturali degenerative.

Gli insetti e le malattie sono il modo che ha la natura per dirci che quello che stiamo facendo non va bene e abbiamo due possibilità: non ascoltare e fare la guerra alla natura con ogni strumento a disposizione nella nostra cassetta degli attrezzi oppure prendere l’infestazione come opportunità per imparare, per capire il messaggio che la natura vuole inviarci con i suoi messaggeri.

insetti malattie

Una questione di nutrizione

A partire dagli inizi del ‘900 diversi studi scientifici hanno messo in relazione una nutrizione sbilanciata con le infestazioni di insetti e malattie; esattamente come tutti gli altri esseri viventi, una pianta ben nutrita e in salute ha meno possibilità di venire attaccata.

Sono almeno 23 i minerali che si conoscono come essenziali per lo sviluppo delle piante, eppure l’agricoltura moderna si concentra solo su azoto, fosforo e potassio.

Le piante funzionano un po’ come una fabbrica dove al suo interno vengono legati vari elementi semplici per trasformarli in elementi sempre più complessi; ad ogni passaggio è necessario un enzima altamente specializzato che è in grado di svolgere solo quel compito ma lo fa all’infinito.

Quindi, ad esempio, il glucosio prodotto con la fotosintesi viene legato all’azoto per formare gli aminoacidi che vengono legati insieme a gruppi di due o di tre per formare i peptidi, che a loro volta vengono legati insieme per arrivare ad avere proteine complete.

Gli enzimi per funzionare hanno bisogno di quelli che vengono chiamati cofattori enzimatici e in genere sono dei minerali metallici come zinco, manganese, rame, eccetera. Se questi minerali sono carenti, i processi metabolici vengono rallentati e rimangono nella linfa composti grezzi non complessati che sono il cibo preferito di vari organismi patogeni.

È importante quindi garantire alle piante una nutrizione completa e bilanciata per fare in modo che abbiano a disposizione tutti gli strumenti per potersi difendere.

Resistenza attiva vs resistenza passiva

Quando parliamo di piante resistenti a insetti e malattie bisogna fare una distinzione tra resistenza passiva e resistenza attiva.

Resistenza passiva vuole dire semplicemente rimuovere la fonte di cibo mentre con la resistenza attiva la pianta produce vari tipi di composti che contrastano i patogeni.

La resistenza passiva possiamo osservarla su tutti quegli organismi che hanno sistemi digerenti semplici come ad esempio afidi, mosca bianca, funghi come l’alternaria, verticillum eccetera.

Prendiamo il caso degli afidi, questi insetti sono completamente dipendenti dai composti azotati che non sono arrivati in fondo a quel processo di trasformazione a cui abbiamo accennato in precedenza; quando nella linfa della pianta rimangono aminoacidi, nitrati, ammonio liberi questi composti si comportano come un neon nella notte per alcuni insetti, indicandogli dove andare a mangiare.

Gli afidi hanno un sistema digerente che non è in grado di digerire le proteine complete, quindi se la pianta ha a disposizione tutti gli enzimi e i cofattori enzimatici per completare il processo di trasformazione dell’azoto in proteine complete durante ogni ciclo di 24 ore, si renderà indigeribile dagli afidi avendo rimosso la loro fonte di cibo.

Quello che bisogna fare è “semplicemente” assicurarsi di fornire alla pianta tutti i macro e micro nutrienti necessari al suo metabolismo.

Non tutti gli insetti e le malattie però sono uguali, molti organismi sono più complessi e si sono evoluti per digerire una più vasta varietà di cibi.

La nutrizione minerale non è più sufficiente a difendersi da questi organismi e la pianta ha bisogno della partnership con una robusta comunità microbica che la protegga dai “cattivi”. Quando la comunità microbica è attiva e funzionante si crea una simbiosi in cui i microrganismi solubilizzano minerali e offrono protezione fisica per le nostre piante che, avendo accesso a livelli lussuosi di cibo, sono in grado di sintetizzare tutti quei composti, chiamati metaboliti secondari, che le proteggono attivamente da quei patogeni più complessi. Parliamo di organismi come l’oidio, dorifora, cimici eccetera. In questo caso è la pianta che attivamente si difende dagli attacchi.

malattie cavolo

La piramide della salute delle piante

Per descrivere tutti gli step necessari per arrivare ad avere piante completamente resistenti a qualunque insetto e malattia, John Kempf, fondatore di Advancing Eco Agriculture, ha sviluppato un grafico chiamato la piramide della salute delle piante.

In questo grafico troviamo alla base tutti quegli organismi patogeni che vivono nel terreno e si cibano dei carboidrati semplici che la pianta produce quando il processo della fotosintesi è limitato.

È stato scoperto che le piante coltivate sfruttano tra il 15 e il 20% del loro potenziale fotosintetico e portando questo potenziale diciamo al 60% (il 100% sarebbe possibile solo in ambiente completamente controllato) il profilo dei carboidrati prodotti dalla pianta cambia, eliminando la fonte di cibo di questi organismi.

Un aumento del potenziale fotosintetico corrisponde anche a una maggiore quantità di zuccheri che la pianta spedisce nel sottosuolo con gli essudati radicali per andare a sfamare la comunità microbica che, grazie a una maggiore disponibilità di cibo, può moltiplicarsi e fornire alla pianta più minerali portandola al secondo livello della piramide in cui la pianta, durante ogni ciclo di 24 ore, riesce a convertire tutto l’azoto in proteine complete e in cui si raggiunge la resistenza a tutti quegli insetti succhiatori con sistemi digerenti semplici come gli afidi o la mosca bianca.

Su questi primi due step si può intervenire con la nutrizione minerale per fornire alla pianta gli elementi che permettono a questi processi di completarsi.

I minerali fondamentali per avere una fotosintesi completa sono magnesio, azoto, manganese e fosforo, mentre per la sintesi di proteine complete i principali nutrienti coinvolti sono zolfo, molibdeno, magnesio e, in qualche misura che ancora non comprendiamo bene, boro.

I livelli 3 e 4 della piramide della salute delle piante non sono così immediati e richiedono la presenza di una robusta comunità microbica in grado di fornire alla pianta tutti i nutrienti di cui ha bisogno.

Quando la pianta raggiunge livelli lussuosi di nutrizione, provenienti principalmente dalla partnership con i microrganismi, inizia a immagazzinare il surplus di energia sotto forma di grassi ottenendo la resistenza a tutti quei patogeni aerei come oidio, ticchiolatura, fuoco batterico eccetera, mentre al quarto livello, grazie a questo surplus di energia, la pianta inizia a produrre abbondantemente i metaboliti secondari che intervengono nella resistenza a tutta la famiglia dei coleotteri, dorifora, cimice e persino locuste.

A differenza dei livelli 1 e 2, che sono raggiungibili in pochi mesi, i livelli 3 e 4 richiedono la rigenerazione dell’intero ecosistema e potrebbe volerci molto tempo per raggiungere questo risultato, a seconda del punto di partenza e degli strumenti a disposizione.

malattia pomodorini

Controversie scientifiche

La maggior parte della comunità scientifica si trova in disaccordo con queste teorie, affermando che insetti e malattie si sono evoluti insieme alle piante e hanno sviluppato gli strumenti necessari per portare a termine i loro attacchi in ogni caso.

Quello che però questa parte della scienza non vuole accettare è che il nostro sapere riguardo alle dinamiche tra piante e patogeni è ancora molto limitato e che queste non sono più teorie ma attualmente vengono messe in pratica con successo su milioni di ettari in tutto il mondo.

La ricerca in questo campo è ancora in divenire ma ci sono buone speranze che nel futuro l’uso dei pesticidi non sarà più necessario quando scopriremo esattamente quello che succede e perché succede.

I grandi produttori di pesticidi sono i primi a ostacolare questo tipo di ricerca proprio perché rischierebbero di uscire dal mercato, ma man mano che la nostra conoscenza e la nostra tecnologia progrediscono è sempre più chiaro che l’agricoltura moderna è andata nel verso sbagliato per molto tempo.

Strumenti come l’analisi della linfa ci permettono oggi di vedere esattamente le interazioni tra i nutrienti all’interno della pianta, un po’ come fare le analisi del sangue a un essere umano, mostrando che spesso i fertilizzanti usati non sarebbero serviti o che non hanno l’effetto desiderato e mettendo in luce le varie connessioni tra bilanciamento dei nutrienti e attacchi patogeni.

Abituati ai risultati dell’agricoltura moderna non sappiamo neanche più come effettivamente appare e funziona una pianta veramente sana e in futuro quello che oggi ci sembra eccezionale potrebbe diventare la norma.

Tutto questo è ovviamente un’estrema semplificazione e neanche i promotori di questo approccio hanno capito esattamente come agire in ogni situazione ma l’invito è quello di approfondire l’argomento e sperimentare.

Strumenti come le analisi della linfa, che sono la chiave di questo tipo di approccio, non sono attualmente economicamente fattibili per realtà su piccola scala e molto diversificate ma è probabile che presto avremo a disposizione gli strumenti che ci permetteranno di monitorare lo stato di salute delle nostre piante più da vicino.

Nel mentre, le analisi del suolo, analisi visive, letture brix, analisi microbiologiche sono tutti strumenti che se usati in sinergia possono indicarci la via e da cui possiamo raccogliere dati importanti per portare le nostre piante a un livello più alto di salute.

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