Vaccinium spp., ovvero “piccola bacca”, è il nome botanico attribuito alla pianta di mirtillo, il cui frutto appartiene alla categoria dei frutti di bosco per la particolarità di crescere in sottoboschi di zone montuose dell’Emisfero Boreale, fino ad altitudini di 2000 m slm.
Infatti, nel periodo estivo-autunnale, tra le peccete e le faggete subalpine e appenniniche, è possibile ammirare scorci di arbusti adornati con piccole bacche viola, blu o rosse.
Decantato sin dal I secolo d.C. da medici e botanici come Dioscoride, che nel suo erbario “De materia medica” cita la bacca per le sue proprietà curative, il mirtillo è particolarmente apprezzato per le sue proprietà nutrizionali (vitamine, folati, minerali tra cui spicca il magnesio) e antiossidanti naturali.
Oltre che a scopi alimentari, il frutto e le foglie del mirtillo venivano comunemente impiegati dagli Antichi Romani come coloranti, per tingere le tuniche degli schiavi di un particolare colore rossastro.
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Descrizione botanica del mirtillo
Il mirtillo è un arbusto perenne appartenente alla famiglia delle Ericacee e al genere Vaccinium.
A seconda della specie può presentare altezze variabili (dai 40-60 cm nel mirtillo rosso e nero con un massimo di 3-4 metri nel mirtillo gigante americano) e portamento eretto o prostrato.
Le foglie sono ovali o lanceolate, dotate di un ottimo spessore e, a seconda della specie, possono essere caduche nella stagione invernale o sempreverdi, assumendo una colorazione giallo-oro o rossastra.
I fiori del mirtillo sono riuniti in infiorescenze a grappolo (corimbi) e presentano una caratteristica forma a orcio rovesciato, con i petali saldati tra loro. La fioritura avviene in primavera nella parte terminale dei rami di due anni in cui sono presenti le gemme a fiore.
Le gemme, infatti, possono essere a fiore o vegetative. Quelle a fiore si presentano più grosse e arrotondate e si trovano nella parte apicale dei rami di un anno, mentre quelle vegetative si distinguono nella parte basale.
I frutti sono “false bacche”, in quanto si originano dallo sviluppo di sepali, petali e stami oltre che dall’ovario e sono ricoperti da uno strato di pruina di protezione dai raggi ultravioletti e dalla disidratazione.
Il genere Vaccinium comprende 130 diverse specie con maturazione variabile, tra cui le più coltivate sono:
- Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus); i cui frutti crescono spontaneamente nelle vette dell’appennino settentrionale e su tutto l’arco alpino e possono essere raccolti a partire dal mese di luglio.
- Il mirtillo blu (Vaccinium ulginosum); a foglie caduche, fiorisce nella tarda primavera e si raccoglie a inizio autunno.
- Il mirtillo rosso (Vaccinium vitis idaea); sempreverde e stolonifero, la raccolta è concentrata da agosto a inizio autunno.
- Il mirtillo rosso americano (Vaccinium macrocarpon); ha un portamento prostrato, è più tardivo con maturazione delle bacche tra ottobre e novembre.
- Il mirtillo gigante americano (Vaccinium corymbosum); comprende diverse cultivar a maturazione precoce, intermedia o tardiva.
Condizioni climatiche e pedologiche ideali del mirtillo
Clima
Il mirtillo si ritrova spontaneo nei sottoboschi delle Alpi settentrionali e degli Appennini, in Italia, ad altitudini comprese tra i 500 e i 2000 metri.
In qualità di frutto di bosco, preferisce zone semi-ombrose per cui, in ambienti caldi, va collocato al riparo dal sole diretto.
Per chi si vuole cimentare nella sua coltivazione e dispone di climi più freddi, può collocare la pianta in luoghi ben soleggiati benché ben riparati dai venti.
Durante il periodo invernale, le gemme devono soddisfare il fabbisogno in freddo (1000 ore a temperature inferiori a 7°C) per interrompere la dormienza nonché favorire la loro fioritura e successiva allegagione.
Infatti, il mirtillo sopporta bene i geli invernali e resiste bene alle gelate tardive, eccetto che nella fase di fioritura. In presenza di climi più miti del Sud Italia è necessario sceglie varietà con basso fabbisogno in freddo.
Terreno
Il mirtillo è una specie acidofila; infatti, cresce spontaneo in sottoboschi che presentano pH del suolo tendenzialmente acidi (4,5 – 5,5).
Per favorire la crescita della pianta ed evitare l’insorgenza di carenze nutrizionali (clorosi ferrica), è importante adottare delle semplici pratiche di acidificazione del substrato, come l’aggiunta di torba acida o di un compostaggio di foglie di quercia o segatura di abete.
Al fine di arricchire il terreno in sostanza organica, macro e micronutrienti, si consiglia una fertilizzazione di fondo con letame ben maturo da miscelare prima dell’impianto.
Irrigazione
Il mirtillo è dotato di un apparato radicale che si sviluppa notevolmente in superficie e, per questo motivo, non attinge alle risorse idriche più in profondità.
È, dunque, importante favorire di irrigazioni frequenti evitando ristagni idrici che inibiscono l’assorbimento di acqua e nutrienti e, in particolar modo, evitare di irrigare con acque calcaree che favorirebbero un aumento del pH del substrato mal tollerato dal mirtillo.
Impollinazione
Nonostante i fiori del mirtillo siano autofertili, risulta vantaggioso in termini produttivi creare accostamenti varietali per favorire l’impollinazione incrociata, ricordando di impiantare varietà di mirtillo che abbiano una fioritura simultanea.
Avvicendamento colturale
È possibile ottenere risultati incoraggianti nel rispetto della natura e delle sue potenzialità, ad esempio effettuando un sovescio con leguminose in fase di pre-impianto che, oltre a riportare azoto al terreno, assorbono molto ferro che restituiscono in forma organica.
Per la messa a dimora del mirtillo, i luoghi ideali sono quelli con prevalenza di acidità del suolo, ad esempio dove sono presenti piante spontanee simili in termini di esigenze pedologiche (castagno) o dove crescono spontanei muschio ed equiseto.
Coltivazione in vaso
Il mirtillo cresce rigoglioso anche in vaso per adornare ingressi di vialetti e verande, e per non rinunciare al piacere della raccolta in balconi o terrazzi.
I vasi migliori da utilizzare sono quelli in terracotta, che evitano bruschi aumenti di temperatura a livello radicale nel periodo estivo, da riempire con due parti di terriccio, una parte di torba acida e una parte di compost acido.
Ogni due anni, nel periodo di riposo invernale, bisogna rinvasare la pianta in vasi di dimensione maggiore e sostituire il substrato con terricci e torbe sciolte e leggere per favorire il drenaggio dell’acqua.
In presenza di situazioni di carenza dovute ad alterazioni del pH, si può ricorrere ad irrigazioni con macerato d’ortica.
Per mantenere il giusto livello di umidità al substrato che, più facilmente, tenderà ad asciugarsi è consigliata una pacciamatura con corteccia di abete o di pino che contribuirà anche a mantenere acido il terreno.

Periodo e modalità d’impianto
Tra le modalità di riproduzione che il mirtillo ci consente ritroviamo:
- SEMINA: da effettuare in vasetti, avendo cura di inserire più semi per vasetto a causa della sua bassa germinazione.
- TRAPIANTO: è possibile acquistare in vivaio piantine di un anno in vaso o a radice nuda o da mettere in dimora tra settembre e maggio, previa preparazione del terreno e ricorrendo ad innaffiature per ridurre lo stress da trapianto e favorire l’attecchimento della piantina.
- TALEA: rimane il metodo più semplice e diffuso in quanto assicura piante identiche alla pianta madre.
Come e quando fare una talea di mirtillo
Il momento migliore per prelevare le talee è quello in cui la pianta è ancora in crescita attiva, che nel mirtillo corrisponde al periodo compreso tra luglio e agosto.
In questa occasione occorre asportare una porzione di ramo giovane (15 cm) durante le prime ore fresche del mattino (quando la pianta è ancora umida) da conservare in sacchetti inumiditi fino al momento del trapianto in un vaso ripieno di torba acida e terriccio nella stessa proporzione.
Per creare l’ambiente ideale alla radicazione delle talee, queste vanno posizionate in zone di mezz’ombra e umide, ricorrendo a irrigazioni costanti per stimolare la crescita dell’apparato radicale.
Sesti d’impianto e forma di allevamento del mirtillo
A partire dal terzo anno di età, il mirtillo comincia ad assumere la forma di un cespuglio libero,dotato di 5-6 branche produttive che non richiedono sostegni, bensì un’accurata potatura di rinnovo, per garantire una produzione costante negli anni.
Il vigore vegetativo e l’esplorazione radicale della pianta influenzano la scelta del sesto di impianto che, per il mirtillo, oscilla tra 1,2 e 1,5 m lungo il filare e 3 m tra le file al fine di favorire una corretta aerazione e ridurre al minimo la competizione radicale.
L’apparato radicale del mirtillo è per lo più superficiale, per cui risente maggiormente dello stress dovuto ai ristagni idrici. Per limitare queste situazioni di accumulo è consigliato prevedere una leggera baulatura del terreno che accoglierà le nostre piante.
Pacciamatura
È buona pratica effettuare un’intensa pacciamatura sia in vaso che in campo sulla fila, stendendo uno strato di 5-10 cm di paglia, foglie, erba da sfalcio, corteccia di aghifoglie o ancor meglio aghi di pino che contribuiscono alla, seppur lenta, acidificazione del terreno.
Potatura del mirtillo
Per ottenere un abbondante raccolto ed equilibrare lo sviluppo vegeto-produttivo della pianta, il mirtillo richiede delle piccole attenzioni durante la potatura, che va effettuata nel periodo compreso tra la tarda estate e la fine dell’inverno.
Una corretta potatura comporta la conoscenza preliminare delle parti della pianta, per identificare al meglio il loro destino. Nel mirtillo distinguiamo:
- BRANCA FRUTTIFERA: ramificazione di due o più anni su cui sono inseriti i rami fruttiferi o le branche secondarie, che portano i rami fruttiferi.
- RAMO FRUTTIFERO: ramo che porta gemme a fiore nella parte terminale e gemme vegetative in quella basale.
- POLLONE: ramo che si origina direttamente dalla radice, servirà da ricambio per sostituire le branche fruttifere esauste.
A seconda dell’età della pianta distinguiamo due tipi di potature: potatura di allevamento e di produzione.
Potatura di allevamento
Nei primi due anni dopo l’impianto bisogna lasciare che la pianta formi un buon apparato radicale e aereo procedendo come riportato di seguito:
- Eliminare i polloni in soprannumero nell’estate del primo anno (e lasciare i 3 – 4 più vigorosi).
- Eliminare o raccorciare i rami fruttiferi per i primi due anni, favorendo lo sviluppo della pianta.
In alternativa è possibile ricorrere alla “mungitura” delle branchette, ovvero alla rimozione manuale dei primi fiori.
Potatura di produzione
- Eliminare i polloni piccoli e non vigorosi.
- Asportare 1-2 branche più vecchie e lasciare 2 polloni di un anno.
- Eliminare i rami o le branche esili, secche e centrali per permettere una migliore penetrazione della luce all’interno del cespuglio.
I polloni più produttivi con frutti di altissima qualità sono quelli posizionati sui rami di due anni.
Patologie fungine: prevenzione e difesa
Antracnosi (Colletotrichum spp.)
È un fungo che trova il suo optimum di sviluppo in periodi caldo-umidi, ma può rimanere latente nel periodo invernale. I sintomi si evidenziano sui frutti, i quali appaiono molli, marcescenti e ricoperti di un essudato di colore rosa-salmone. Al fine di ridurre la pressione del patogeno può essere utile asportare i rami infetti e allontanarli dal campo, mentre, in caso di forte incidenza della malattia, sono consigliate applicazioni di prodotti rameici prima della comparsa dei fiori.
Muffa grigia (Botrytis cinerea)
Amica delle piogge persistenti nonché delle elevate umidità durante la fioritura, questa malattia colpisce fiori e frutti che si ricoprono di una vellutata muffa grigia. Per contrastare lo sviluppo del patogeno è importante prevedere un sesto di impianto che favorisca l’areazione della pianta e raccogliere bacche asciutte e integre.

Insetti dannosi e rimedi naturali
Lepidotteri defogliatori (geometridi e nottuidi)
Da adulti sono definiti volgarmente “farfalle” o “falene” e innocui per le nostre piante, mentre la loro pericolosità è dovuta all’attività trofica delle larve che divorano voracemente le gemme e i boccioli nel periodo primaverile. Per controllare l’infestazione delle larve, ricorrendo all’utilizzo di prodotti che rispettino la salute animale e ambientale, è possibile effettuare delle applicazioni di Bacillus thuringiensis subsp. Kurstaki.
Afidi
Insetti piccoli che tendono a creare delle vere e proprie colonie lì dove giungono, specialmente nelle stagioni estive particolarmente caldo-umide e su impianti molto vigorosi. Le infestazioni si osservano soprattutto da giugno in poi; le colonie si concentrano sugli apici dei germogli e polloni, che possono apparire deformati e bloccati. Producono abbondante melata che imbratta i frutti e le foglie su cui si sviluppa la fumaggine. È possibile utilizzare preparati di acqua e sapone molle (o di Marsiglia) per contrastare la popolazione e lavare la pianta dalla melata.
Attenzione! È importante tutelare l’attività dei predatori e parassiti animali, utilizzando prodotti naturali compatibili con questi organismi che siano finalizzati a salvaguardare la biodiversità del nostro campo. Tra questi ricordiamo la crisopa, varie specie di coccinellidi e di sirfidi, particolarmente attivi in estate e i quali danno un prezioso contributo nel controllo delle popolazioni di afidi.
Oziorrinco
Coleottero curculionide che nel periodo invernale si trova allo stadio di larva, nutrendosi a spese dell’apparato radicale, e nel periodo estivo muta in adulto che si nutre del fogliame causando rosure e deposita le uova in prossimità delle radici. Si avvista in prevalenza in zone boschive e si possono limitare i suoi danni attraverso l’allontanamento manuale delle larve intercettate o ricorrendo all’utilizzo di nematodi entomopatogeni.
Cocciniglia cotonosa
Questi coccidi infestano rapidamente l’intera pianta a causa delle abbondanti ovideposizioni (300-400 uova) e, nel caso di forti presenze, producono abbondante melata, che può imbrattare i frutti e favorire lo sviluppo di fumaggine. Come conseguenza del loro attacco, le piante risultano indebolite e talvolta può manifestarsi un notevole anticipo nella caduta autunnale delle foglie. Sin dall’avvistamento dei primi individui è opportuno rimuoverli con sola acqua da irrorare sulla zona infestata e lasciare asciugare. Il giorno dopo si può intervenire nebulizzando olio bianco sulla vegetazione che scoraggerà la risalita degli insetti. Queste operazioni vanno evitate durante le ore più calde della giornata.
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Raccolta, conservazione e utilizzo del mirtillo
A seconda della varietà, la raccolta dei mirtilli avviene nel periodo estivo, da giugno ad agosto, e si protrae per un mese. È buona pratica rendere più frequenti le raccolte per raccogliere solo le bacche ben mature.
Una volta individuato il giusto grado di maturazione per la raccolta, i frutti vanno conservati a temperature da frigo (4°C) per un massimo di cinque giorni o congelati previo risciacquo e asciugatura.
Il mirtillo è un frutto versatile in cucina, in quanto si addice al consumo fresco o alla preparazione di ricette dolci e salate (focacce, zuppe, salse).
Proprietà coloranti del mirtillo
Le proprietà coloranti del mirtillo sono state sfruttate dalle popolazioni più primitive per tingere in nero, porpora e violetto le stoffe.
Infatti, il mirtillo presenta una notevole quantità di antociani, i pigmenti responsabili del colore viola, e in particolare la mirtillina.
Questi pigmenti sono sensibili al pH, regalando variazioni di colore dal rosso in soluzione acida al blu o al blu violaceo in presenza di sostanze alcaline. Volendo riprodurre questa situazione in casa si può usare il sale per far virare il colore al blu, mentre l’aceto al rosso-violetto.