La lavanda (Lavandula angustifolia o officinalis) è una pianta perenne, sempreverde, che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae.
La coltivazione di questa pianta avviene ormai in tutto il mondo e su scala industriale può coprire aree molto vaste, anche pianeggianti. La qualità però, essendo fortemente condizionata dal clima e dal tipo di terreno, varia notevolmente da paese a paese. Italia e Francia sono tra i Paesi dove si ottengono le migliori qualità di lavanda. In Provenza vi sono grandi estensioni di lavanda, coltivata principalmente per ricavarne l’olio essenziale estratto dai fiori tramite distillazione, utilizzato soprattutto in campo cosmetico.
La coltivazione della lavanda è importante anche per le api. Infatti, è una pianta mellifera molto gradita alle api, le quali, oltre a determinare l’impollinazione dei fiori, produrranno un ottimo miele.
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Descrizione della pianta
La lavanda è caratterizzata da una base legnosa (suffrutice) dalla quale si sviluppano diversi fusti erbacei quadrangolari di color grigio, ricoperti da una fitta peluria (tomentosi), alti fino a 70 cm. circa. I rametti alla sommità degli steli sono erbacei terminanti con l’infiorescenza. Nell’insieme formano graziosi cespugli che nel periodo della fioritura emanano il tipico gradevole aroma.
Le radici spesso si presentano contorte e striscianti sul terreno.
Le foglie sono opposte, sessili, persistenti, di forma lanceolata e a margine intero; il colore è grigio-verdastro.
I fiori, molto profumati, di color viola purpureo, sono riuniti in spighe all’apice dei rametti. La corolla dei singoli fiorellini è simmetrica, bilabiata con il labro superiore bilobato mentre quello inferiore è trilobato. L’interno della corolla è munito di una peluria biancastra dalla quale spuntano 4 stami. Fiorisce da giugno fino a settembre.
Il calice è di forma tubulosa, simile ad un imbuto, suddiviso in 5 denti, di colore tra il grigio e il blu.
I frutti sono costituiti da 4 acheni di color marrone scuro brillante, posti alla base del calice che è persistente.
Esistono diverse specie di lavanda e moltissime varietà coltivate; le più comuni sono la Lavanda officinalis, Lavanda latifolia detta anche Lavanda spigo (o lavandino), Lavanda multifida e Lavanda stoechas, volgarmente chiamata Lavanda sarda perché originaria della Sardegna.
Habitat, terreno e clima ideali

La lavanda è una tipica pianta mediterranea presente in tutta Italia, in modo particolare cresce spontanea sul versante tirrenico e nella zona collinare degli Appennini ad altitudini comprese tra 800 e 1500 metri sul livello del mare.
La lavanda, essendo una pianta spontanea piuttosto rustica, risulta essere molto resistente alle diverse condizioni climatiche. Cresce bene in collina, su terreni aridi, sassosi e drenanti, possibilmente calcarei e sabbiosi. Predilige zone assolate e ventilate.
È diffusamente coltiva a scopo ornamentale, spesso è utilizzata per formare siepi o abbellire aiuole di parchi e giardini urbani.
Se si desidera coltivare questa erba aromatica nel proprio giardino è importante provvedere ad una profonda vangatura, prima della messa a dimora della piantina, in modo da rendere il terreno drenante e sciolto.
Moltiplicazione per talea e semina
La moltiplicazione tramite talea è un compito abbastanza semplice. Il periodo migliore per effettuare questa operazione è la primavera. Basterà tagliare alcuni rametti di lavanda lunghi all’incirca 10 – 15 cm facendo attenzione che la parte inferiore del rametto includa qualche cm di stelo legnificato.
Successivamente, servendosi di un coltello ben affilato, si provvederà a separare una piccola parte di corteccia dalla base della talea, senza staccarla completamente dal rametto. In questo modo si creeranno dei brandelli di corteccia. La base del rametto così lavorato, andrà inserita nel vasetto contenete terriccio misto sabbia.
La parte aerea delle talee dovrà essere privata della maggior parte delle foglie in modo da garantire una ridotta disidratazione. Questa operazione consentirà di convogliare le energie della nuova pianta verso lo sviluppo dell’apparato radicale.
I vasetti andranno riposti in una zona di semi ombra o in leggermente assolata. Il terreno dovrà esser mantenuto umido, dopo qualche mese si potranno già notare i nuovi germogli.
Un’altra tecnica di propagazione è la semina: anche in questo caso il periodo migliore è la primavera, a partire da aprile quando le temperature si sono ben stabilizzate.
Quando vi siete procurati la semenza nel vostro vivaio di fiducia, dovete preparare un vaso abbastanza capiente, contenente del terriccio, in modo che possa ospitare svariati semini che una volta germogliati andranno diradati e successivamente rinvasati singolarmente. Anche con questa tecnica è indispensabile annaffiare costantemente il terriccio fino a che le piantine possano germinare correttamente.
Sesto d’impianto
Molto spesso, chi coltiva la lavanda per abbellire giardini o spazi verdi, mette a dimora più di una pianta, in modo da creare una vera e propria aiuola colorata e profumata. Per garantire una buona areazione e un adeguato spazio vitale a ogni piantina, si possono mantenere all’incirca 50 cm tra una pianta e l’altra. Così facendo, anche quando le piante saranno cresciute, diventando veri e propri cespugli, non rischieranno di ostacolarsi espandendosi l’una sopra l’altra, ma limitandosi a creare una fitta rete di steli e fiori colorati.
Coltivazione in vaso
Abbellire e profumare balconi o terrazzi coltivando la lavanda in vaso è una buona idea e, seguendo qualche pratico consiglio, risulterà un compito veramente facile.
Innanzi tutto, è opportuno scegliere un vaso di medie dimensioni in grado di poter favorire l’espansione radicale della lavanda. Sul fondo del vaso è sempre meglio mettere del materiale drenante, come ad esempio delle palline di argilla espansa, per favorire il deflusso rapido dell’acqua e quindi non incappare in fastidiose malattie legate a ristagni idrici.
Il terreno da preferire dovrà essere leggermente basico, leggero, sciolto e quindi drenante, e si potrà mischiare a della sabbia di fiume. Le innaffiature dovranno avvenire saltuariamente, sempre solo quando il terreno si è ben asciugato dalla precedente irrigazione.
L’esposizione del vaso dovrà essere rivolta in pieno sole e si dovrà riparare la pianta, in caso coltiviate la lavanda in zone caratterizzate da inverni particolarmente freddi, con del tessuto non tessuto.

Irrigazione e concimazione
La lavanda non ha esigenza di molta acqua e teme i ristagni che potrebbero causare muffe nelle radici e far morire la pianta, pertanto se coltivata nei giardini casalinghi bisognerà bagnare con moderazione o addirittura lasciare alle piogge naturali il compito dell’irrigazione.
Per la coltivazione non è necessaria la concimazione, salvo nei nuovi impianti dove, nel mese di aprile, si può effettuare una leggera concimazione per favorire lo sviluppo vegetativo.
Mantenimento delle piante e potatura
La lavanda è un’ottima pianta per abbellire giardini e aiuole anche in virtù delle pochissime cure che solitamente richiede. Con una potatura annuale, da effettuare a fine estate, quando le piante hanno finito il periodo di fioritura, possiamo assicurare alla pianta un aspetto ordinato anche per l’anno seguente. La potatura viene eseguita tagliando i fusti appena sopra la parte legnosa della pianta: così facendo, la lavanda avrà meno possibilità di lignificare e sarà stimolata nel produrre una buona quantità di fiori anche l’anno successivo.
Si possono inoltre effettuare potature di diradamento, sfoltendo alcuni dei fusti già precedentemente tagliati alla stessa altezza e togliere le parti secche della pianta.
Malattie e parassiti
La lavanda è una pianta molto rustica e fortunatamente è molto resistente a malattie e parassiti. Se la si coltiva con la giusta esposizione e si bilancia l’apporto idrico, difficilmente s’incappa in problematiche o inconvenienti.
L’attenzione principale va posta ai possibili ristagni idrici, a cui la lavanda è particolarmente sensibile, che possono creare marciumi radicali e in casi gravi portare anche alla morte della pianta.
Raccolta e conservazione
Le sommità fiorite si raccolgono a piena fioritura e normalmente vengono utilizzate solo dopo essere state essiccate. L’essicazione va effettuata in un luogo chiuso o anche aperto, ma ombreggiato e ben ventilato, per favorire una rapida essicazione; questo garantirà la capacità alle spighe floreali di mantenere a lungo il loro intenso profumo.
I fiori di lavanda, una volta essiccati, potranno essere utilizzati per confezionare profumati sacchetti di tela o riposti in vaso di vetro per ulteriori utilizzi, oppure gli steli con le infiorescenze potranno essere impiegati per la realizzazione di eleganti composizioni floreali, oppure nella preparazione dei pot-pourri.
Molto apprezzato ed utilizzato è l’olio essenziale ottenuto dalla distillazione dei fiori freschi di lavanda. Alcune gocce di questo olio aggiunto al detersivo della lavatrice potranno servire, oltre che a profumare il bucato, anche a disinfettarlo grazie alle sue proprietà antisettiche. Alcuni studi hanno dimostrato che l’olio essenziale di lavanda possiede proprietà repellenti contro alcuni insetti.

Proprietà e utilizzi
La lavanda è ampiamente utilizzata nel settore commerciale della profumeria, saponeria e cosmesi in generale.
È una pianta antisettica e disinfettante, utilizzata per disinfettare piccole ferite, è indicata contro il mal di testa da tensione o da stress. In tal caso, è sufficiente strofinare le tempie con alcune gocce di olio essenziale diluito in un olio neutro.
I fiori di lavanda possono essere aggiunti all’acqua del bagno come rilassanti, tonificanti ed antistress. Al posto dei fiori si può utilizzare l’olio essenziale da aggiungere al bagnoschiuma, molto utile anche nei pediluvi.
La sua attività antinfiammatoria e antireumatica la rende indicata contro i dolori reumatici.
Infine, è utile nell’insonnia.
Storia e curiosità
Il nome lavanda deriva dal latino e significa lavare, alludendo all’impiego che ne veniva fatto fin dall’antichità. I romani ne facevano abbondante uso nell’acqua del bagno per le sue proprietà deodoranti, profumanti e disinfettanti. Sempre per tal motivo, rametti secchi di lavanda erano fatti bruciare all’interno degli ambienti per disinfettarli, mentre i suoi fiori venivano collocati nelle vasche d’acqua che si trovavano vicino ai sacri templi come simbolo di purificazione. Nell’Antica Roma la lavanda era l’ingrediente principale di un noto profumo molto costoso e per questo utilizzato solo da nobili ricchi e dai patrizi, gli unici che potevano permettersi di acquistarla.
Un tempo questa pianta era molto diffusa nei dintorni della città siriana di Nardo, ed è per questo che nell’antica Grecia la lavanda veniva chiamata Nardo. Il Nardo viene citato anche nella Bibbia come ingrediente dell’unguento utilizzato per ungere il corpo di Cristo.
Nel Medioevo si pensava che la lavanda avesse proprietà afrodisiache, tanto da far aumentare notevolmente la sua richiesta sul mercato con conseguente aumento del costo. Tale proprietà non trova conferma nelle moderne ricerche scientifiche. Sempre nel Medioevo, per scacciare la paura e sentirsi protetti, si riteneva che bastasse appendere al collo una croce fatta con i fiori di lavanda.
L’uso di mettere dei fiori di lavanda in sacchetti e riporli poi negli armadi tra la biancheria è un’usanza parecchio antica; il suo scopo, oltre a profumare abiti e biancheria, è quello di proteggere gli indumenti dai parassiti scacciando tarme, mosche e zanzare. Questi stessi sacchetti, posti sotto il cuscino, sembra possano favorire il sonno. Probabilmente l’aroma che viene esalato dal sacchetto durante la notte viene inalato dalla persona, conciliandogli il sonno.
Un’altra proprietà che gli veniva attribuita era la funzione di antidoto contro i morsi dei serpenti; bastava lasciar macerare per alcuni minuti in poca acqua un pugnetto di fiori sbriciolati e poi strofinarli sul morso, pratica questa utilizzata dai cacciatori per curare i loro cani morsi delle vipere. Naturalmente è un rimedio non valido per tutti le specie di serpenti, soprattutto quelli più velenosi.
Gli antichi romani ritenevano che tra i suoi cespugli nidificassero i velenosi aspidi e, quindi, si avvicinavano ad essi con molta cautela. Da questa credenza, nel linguaggio dei fiori, deriva il significato di “diffidenza” attribuito alla lavanda. Qualcuno però preferisce attribuirgli un altro significato: quello di buona fortuna.
Le specie di Lavanda stochaes e Lavanda latifoglia sono tra le specie più profumate: se ne servivano un tempo abbondantemente le case profumiere per preparare la famosa e profumata “acqua di lavanda”. Anche oggi la lavanda entra a far parte di molte fragranze ed è largamente impiegata nell’industria profumiera e cosmetica.
A scopo culinario la lavanda non viene quasi mai utilizzata; tuttavia, i fiori possono essere impiegati in piccolissima quantità per preparare gradevoli ed aromatiche tisane. In alcuni casi anche per aromatizzare il vino bianco.