Come coltivare la salvia: proprietà, usi e curiosità

Applicata sopra il portale d’ingresso della più antica e famosa Scuola di Medicina Salernitana capeggiavano un’effige e una targa con incise due parole: “Salvia Salvatrix”, ossia: salvia, colei che salva. Letteralmente stava a indicare sani e salvi per merito della salvia.

In modo un po’ esagerato, un altro enunciato recitava: “Cur moriatur homo, cui salvia crescit in horto?”  Tradotto, “Perché deve morire l’uomo nel cui orto cresce la salvia?”

E ancora, “Benedetto l’uomo che usa la salvia, egli non si ammalerà mai”.

In Toscana un antico detto popolare così recitava: “chi ha la salvia nell’orto ha la salute nel corpo”. E anche, “Molte piante curano, ma una sola salva (la salvia)”.

Tutti questi modi di dire ribadiscono il significato stesso del nome salvia, un termine che indica salute, salvezza, sanità, tutte qualità che rendono bene l’idea delle molteplici proprietà curative della salvia e anche di come era tenuta in grande considerazione fin nell’antichità. Già nell’Antico Egitto era conosciuta e utilizzata come rimedio contro varie affezioni e, in più, rappresentava uno degli ingredienti impiegati per l’imbalsamazione delle mummie dei faraoni. Per questo era considerata pianta sacra, attributo protrattesi fino al Medioevo ed oltre.

La salvia, insieme al rosmarino, è una delle erbe aromatiche più conosciute ed utilizzate in cucina e per questo non può mancare nell’orto. In assenza di orto o di giardino, basta un vaso ben capiente da collocare sul balcone di casa in modo da averla sempre a portata di mano per ogni suo utilizzo culinario e non solo.

Essendo pianta rustica, la sua coltivazione non è assolutamente difficoltosa, basta seguire alcune semplici regole.

Descrizione della pianta

La salvia (Salvia officinalis L.) è un arbusto cespuglioso, perenne e sempreverde, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Il fusto, a sezione quadrangolare, alto fino a 70/80 cm, è molto ramificato, quasi sempre fin dalla base; in buona parte è legnoso, solo agli apici risulta erbaceo, per questo viene definito suffrutice. La parte superiore del fusto è grigio argenteo, colorazione dovuta alla fitta e bassa peluria lanuginosa che lo ricopre. Tutta la pianta emana il tipico profumo aromatico, più intenso nelle foglie.

La radice è robusta e fibrosa, resistente alla trazione.

Le foglie sono opposte e persistenti; quelle inferiori hanno un lungo picciolo, mentre quelle apicali sono sessili. La loro forma è oblungo-lanceolata, con margine crenato. Presentano un bel colore grigio/verde dovuto ad una leggera e densa peluria che le ricopre interamente. Al tatto risultano spesse e rugose per le nervature in rilievo sul lembo fogliare.

I fiori, blu violetto o rosacei, raramente bianchi, sono ermafroditi, raccolti in strutture simili a spighette situate alla sommità dei rami. Generalmente, i fiori si trovano rivolti su di un solo lato dei rami apicali. Presentano una corolla tubolare terminante con una specie di fauce bilabiale (da questo particolare, prende il nome la famiglia Labiate o Laminaceae).

La fioritura avviene in primavera, prima dell’estate.

I frutti sono dei tetracheni contenenti piccoli acheni.

Habitat, terreno e clima ideali

Originaria dell’Europa meridionale, la salvia in Italia si trova allo stato spontaneo solo nell’area mediterranea, dal Centro al Meridione, dove la si può rinvenire su pietraie e zone aride, dal piano fino ai 700 m circa di altitudine. Nel Nord Italia raramente si trova allo stato selvatico, viene invece, più che altro, coltivata negli orti come pianta aromatica ad uso culinario, oppure coltivata in serre da florovivaisti per la vendita d’utilizzo domestico.

La salvia è una pianta che predilige climi caldi, ben soleggiati e poco umidi. Cresce bene su terreni calcarei, sassosi e drenanti. Sopporta poco il freddo intenso; per tale motivo non cresce oltre gli 800/900 m.

salvia officinalis piantare

Moltiplicazione per talea e semina

La moltiplicazione per talea si effettua nel periodo tra fine marzo e i primi di maggio. Si prelevano dei rametti, possibilmente con la parte basale legnosa, prelevati da piante preferibilmente di due/tre anni d’età. La loro lunghezza dovrà essere di 10/15 cm. Le foglie basali andranno tolte lasciando solo quelle agli apici dei rametti; questa operazione servirà a limitare l’eccessiva traspirazione della talea facilitandone l’attecchimento. I rametti andranno collocati in un vaso con del terriccio mescolato con un terzo di sabbia grossolana.

Le talee di salvia hanno buone probabilità di radicamento. Volendo però accelerare la loro germinabilità, si potrà ricorrere ad un radicante in polvere da applicare sulla zona del taglio prima di interrare il rametto.

Effettuato l’interramento, il vaso andrà coperto con un sacchetto di plastica trasparente, del tipo utilizzato per la conservazione della verdura, di quelli muniti di micro-fori in modo da evitare l’eccessiva condensa. Alcuni bastoncini infilati nel terriccio, disposti ai bordi del vaso, serviranno a sostenere il sacchetto. Il tutto andrà poi sistemato in una zona in ombra, al riparato da eccessivi sbalzi di temperatura.

Dopo alcune settimane compariranno i primi germogli, segno della buona riuscita dell’operazione. A quel punto, si potrà eliminare il sacchetto di copertura e il vaso andrà collocato in piena luce, fino a quando i germogli si saranno irrobustiti sufficientemente per poter esser trapiantati, o in altro vaso o in piena terra.

La semina va effettuata a inizio primavera. I semi si disporranno in un capiente vassoio contenete del terriccio mescolato a sabbia, andranno distribuiti in file parallele, distanziate di una decina di cm tra loro. Un lieve strato di terriccio sparso sopra, leggermente pressato, servirà a coprirli.

Il contenitore andrà protetto con una lastra di vetro o di plexiglas e posto in una zona soleggiata con temperatura ambiente possibilmente costante (18° circa). Bisognerà innaffiare regolarmente per mantenere il terriccio umido, fino alla comparsa dei germogli, dopodiché, si potrà togliere la lastra di copertura. Sarà opportuno diradare i germogli eliminando quelli più esili o deteriorati. Quando saranno cresciuti e irrobustiti, si potrà procedere al loro trapianto in vaso o in terreno esterno.

Coltivazione in vaso

Date le ragguardevoli dimensioni che può raggiungere la salvia a pieno sviluppo, sarà opportuno procurarsi un vaso ben capiente di grandi dimensioni .

Sul fondo del vaso andranno sistemati dei ciottoli o argilla espansa (acquistabile su Amazon ) per evitare i ristagni d’acqua. Il terriccio, mescolato a sabbia e concime, dovrà riempire il vaso fin poco sotto l’orlo di contenimento.

Se si dispone di una talea, una volta radicata, andrà semplicemente trapiantata nel vaso. In alternativa, si può ricorrere alla semina, come sopra descritto, lasciando infine solo un germoglio scelto tra i più robusti.

Il vaso andrà posto in una zona in ombra fino a quando la talea avrà attecchito o, nel caso della semina, il vaso andrà posto in zona soleggiata finché il germoglio si sarà ben sviluppato. A quel punto, si potrà trasferire il vaso in pieno sole.

Occorre tener presente che la salvia teme il gelo, pertanto, nel periodo invernale, la pianta andrà riparata coprendola alla base con della paglia o del tessuto non tessuto.

Irrigazione e concimazione

La salvia, a parte all’inizio dell’impianto, non esige molta acqua, pertanto basterà bagnare con moderazione lasciando il compito d’irrigare alle piogge stagionali. Come tutte le piante aromatiche, anche la salvia teme i ristagni che potrebbero causare muffe nelle radici e far annerire le foglie; di conseguenza, nel caso di coltivazione in vaso, sarà bene svuotare il sottovaso.

La concimazione, indispensabile nei nuovi impianti, potrà essere effettuata in seguito nel periodo invernale o primaverile. Per soddisfare le esigenze di azoto della salvia, basterà posizionare dello stallatico attorno al colletto della pianta, avendo l’accortezza di smuovere prima un po’ la terra per facilitare l’assorbimento del concime. Questo favorirà lo sviluppo vegetativo dell’anno successivo.

Mantenimento e potatura della pianta

La potatura della salvia va effettuata più volte all’anno, in particolare a fine fioritura, evitando di tagliare le parti legnose e senza sfoltirla troppo per non indebolirla, basterà dare una regolata alla sua forma. 

Ad inizio primavera vanno eliminati i rami e le foglie rinsecchite dell’anno precedente. In questo modo, l’arbusto si manterrà sano e robusto.

Malattie e parassiti

La salvia va soggetta a diverse fitopatologie. Le foglie, in particolare, sono soggette all’attacco di vari parassiti, quali: afidi, nematodi, acari in particolare il ragnetto rosso, miceti tipo la peronospora e l’oidio responsabile del mal bianco che si manifesta con caratteristiche macchie bianche e farinose diffuse su tutte le foglie, inconveniente questo che coinvolge anche diverse specie orticole.

Se le macchie sono di color nero e di dimensioni più piccole di quelle bianche, probabilmente si tratta di peronospora, malattia difficile da risolve che può mettere a repentaglio la vita stessa della pianta. In tal malaugurato caso, l’unico rimedio è lo zolfo organico da irrorare sulla salvia, anche più volte.

Dato che la pianta viene utilizzata in prevalenza in cucina, la lotta contro queste aggressioni può essere solo biologica. Pertanto, si ricorrerà a rimedi naturali come il macerato d’ortica o di aglio, il sapone di Marsiglia, ecc.

Naturalmente, la prevenzione è il primo accorgimento da adottare. Evitare i ristagni d’acqua consentirà di limitare la formazione di muffe e lo sviluppo di miceti e di altri microorganismi patogeni. Anche tener controllate le foglie, eliminando prontamente quelle infestate dai parassiti, può essere un valido rimedio per evitare la loro diffusione e preservare il resto della pianta.

Raccolta e conservazione

Della salvia si utilizzano principalmente le foglie che vanno raccolte da aprile a luglio, prima della fioritura. Si possono utilizzare sia fresche sia essiccate.

L’essiccazione si effettua all’ombra, in luogo caldo, asciutto e ventilato. Vanno poi conservare in barattoli ben chiusi o in sacchetti di carta, o tela, tenuti al riparo della luce. Le foglie così conservate si mantengono per un paio d’anni.

A scopo culinario, le foglie migliori sono quelle apicali, più ricche di essenza. Se si vuol ottenere foglie più grosse ed abbondanti è bene potare le cime in fioritura. Anche queste infiorescenze potranno essere utilizzate in cucina.

salvia officinalis

Proprietà e usi

La salvia è una pianta aromatica preziosa, stimata fin dall’antichità, tanto che il suo stesso nome indica salute, cioè “colei che salva”. Infatti, possiede numerose proprietà salutari: è un tonico, stimolante, digestivo, balsamico, espettorante, antisettico e antiinfiammatorio.

Molto utile contro le gengive infiammate e sanguinanti, arrossamenti della gola, tonsilliti, faringiti e per correggere l’alito cattivo. In tutti questi casi si fanno degli sciacqui e dei gargarismi con un infuso concentrato di foglie.

I bagni di salvia sono consigliati a quanti soffrono di dolori addominali e ai soggetti nervosi.

Molto utili sono i pediluvi con un infuso di salvia per combattere l’eccessiva sudorazione dei piedi.

L’uso cosmetico della salvia, oltre ai bagni tonificanti, purificanti ed astringenti per pelli grasse e pori dilatati, può essere esteso anche ai capelli grassi e con forfora.

Con la salvia finemente polverizzata e mescolata ad argilla, si può preparare un ottimo dentifricio o più semplicemente si possono strofinare i denti con una foglia fresca, come si faceva un tempo, questo basterà a rendere i denti bianchi e a purificare l’alito.

La salvia in cucina

Per il suo forte aroma, la salvia è uno degli ingredienti principali e più conosciuti nella cucina mediterranea. Spesso basta la sua presenza per arricchire piatti semplici come gnocchi, ravioli, fagioli e anche più complessi come arrosti, pesce, grigliate, ecc.

Semplice e famoso è il condimento burro e salvia, basta questo per esaltare il sapore degli alimenti rendendoli nel contempo più digeribili.

Oltre alle innumerevoli ricette in cui viene impiegata, le foglie di salvia possono essere impanate con pastella e fritte in olio. Esistono varietà di salvia che producono foglie dal lembo molto ampio e sviluppato, adatte a questo scopo.

Curiosità

Vi sono diverse specie di salvia: alcune sono spontanee, come la Salvia pratensis, altre sono state recentemente realizzate da ibridi per ottenere individui con particolari caratteristiche organolettiche; ad esempio, varie colorazioni di foglie e di fiori.

Alcune specie di salvia hanno profumi e sapori che possano soddisfare le più ambiziose richieste culinarie; ne è un esempio la salvia al profumo di ananas (Salvia rutilans), o al profumo di pesca (Salvia greggii). Anche se, queste specie, vengono perlopiù impiegate a scopo ornamentale, come la Salvia splendens.

La Salvia sclarea, chiamata anche “Moscatella” è una specie spontanea molto aromatica, viene utilizzata in liquoristica per aromatizzare alcuni vini e liquori. Produce un ottimo olio essenziale utilizzato nella produzione di profumi.

Vale la pena di ricordare la Salvia desoleana, un endemismo della Sardegna.

La salvia bianca, chiamata anche “salvia sacra”, era utilizzata nei rituali magici dai nativi americani che la chiamavano “erba degli spiriti”. A tutt’oggi la salvia bianca è tornata in auge e viene impiegata in varie cerimonie New Age di purificazione.

In Messico, e precisamente nella zona della Sierra Madre, cresce la Salvia divinorum, utilizzata in passato da sciamani e curandero a scopi divinatori. Si tratta di una specie pericolosa, fortemente allucinogena che può causare dissociazione con gravi conseguenze neuropsichiche per chi, incautamente, ne facesse uso.

Si narra che durante la terribile epidemia di peste che imperversò nel 1630 in tutta Europa, in Francia e precisamente a Tolosa, vi erano quattro ladri che impudentemente si introducevano nelle abitazioni degli appestati depredandoli dei loro averi senza mai incorrere nel contagio. Quando un giorno vennero acciuffati, pur di aver salva la vita, rivelarono il segreto della loro immunità al contagio. Si trattava di un aceto, divenuto poi famoso come “l’aceto dei quattro ladri”, col quale si cospargevano tutto il corpo e, in parte, lo bevevano.

Questo rimedio consisteva nel far macerare alcune erbe antisettiche in un aceto di vino bianco e tra queste vi era la salvia; le altre erano rosmarino, lavanda e timo. In seguito fu aggiunto anche l’aglio, successivamente si associarono altre erbe ancora. La formula originale subì così nel tempo varie modifiche.

Avvertenze

L’olio essenziale di salvia contiene tujone, un terpenoide che ad alte concentrazioni risulta neurotossico. Pertanto, l’olio essenziale di salvia va usato con moderazione ed è controindicato ai soggetti nervosi, ipertesi, alle donne ai primi mesi di gravidanza perché stimola le contrazioni uterine e potrebbe causare l’aborto; è pure controindicato alle nutrici perché inibisce la secrezione lattea.

Diverso è l’impiego delle foglie di salvia che, se utilizzate a scopo culinario, non presentano particolari controindicazioni.


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