La Borragine (Borago officinalis) deve il suo nome, secondo alcuni autori, al latino borra, “stoffa di lana ruvida” in riferimento alla ruvidezza delle foglie, o all’arabo abou, “padre”, e rash, “sudore”: “padre del sudore”, per via delle sue proprietà sudorifere.
Apuleio lo fa derivare da una storpiatura di cor ago (proveniente dal verso latino “dicit borago: gaudia cordis ago” – “dice la borragine: induco le gioie del cuore”; si trova anche nel seguente modo, secondo Plinio: “ego borago (o borago ego) gaudia semper ago” che significa letteralmente: “io, borragine, porto sempre l’allegria”), molto probabilmente in relazione alle virtù cordiali della pianta, peraltro confermate da Plinio che la chiamò euphrosinum, cioè erba di gioia e allegria.
Oppure cor ago “cor” (cuore) e “ago” (agisco), per la sua capacità di sostenere il cuore scacciando la malinconia e la tristezza, mentre secondo l’origine etimologica celtica borrach (coraggio) ricorda il suo uso per infondere coraggio a coloro che partivano per le Crociate in Terra Santa.
Il nome specifico, officinalis, indica le proprietà medicinali della pianta. “Llawenlys” (nome gallese dell’erba), significa “erba della contentezza” (forse a causa del vino con cui la si gustava). Parkinson la raccomandava per espellere pensieri e malinconia. Il botanico inglese Nicholas Culpeper trovava la pianta utile nelle febbri putride e pestilenziali, nel morso di serpenti velenosi, nella tubercolosi, negli itteri, nel mal di gola e nei reumatismi.
Tra i nomi dialettali troviamo borrana, boragia, burrane, vurrani, verraine, burèsa, vorraina, burràina, burraxi, lingua rada…e voi come la chiamate?
Appartiene alla famiglia delle Borraginacee (o Boraginacee), una famiglia di piante angiosperme dicotiledoni che comprende diverse specie spontanee di interesse etnobotanico come Cerinthe major, Heliotropium europaeum, Echium vulgare, Symphytum officinale, Pulmonaria officinalis, Anchusa officinalis, Anchusa italica, Cynoglossum officinale, Myosotis arvensis (solo per citarne alcune), caratterizzate da fusti generalmente coperti da peli ruvidi, che ritroviamo anche sulle foglie e sulle infiorescenze, formati da cellule calcarizzate, o di setole con, o senza, tubercoli basali, per cui si presentano molto ruvide al tatto, con qualche eccezione come il genere Cerinthe che ha foglie glabre. Tutta la pianta è commestibile.
Un po’ di storia
Questa pianta non è menzionata in nessuno dei testi dell’antichità; gli storici-botanici suppongono che sia stata introdotta dall’Africa, o dal bacino occidentale del Mediterraneo (altri ancora pensano sia originaria della Siria), nel Medioevo.
Si suppone che Ildegarda di Bingen, monaca filosofa, scrittrice e naturalista nata nel 1098, esaltasse le proprietà di questa pianta, ritenendola utile per risolvere problemi di vista e di udito, applicandola più volte direttamente su occhi e orecchie, anche se alcuni autori pensano che il primo a descriverla e ad impiegarla a scopo curativo sia stato sant’Alberto Magno nel XIII secolo.
Nel 1500 P. A. Mattioli (dopo aver pubblicato l’ampio trattato di botanica Commentario di Dioscoride) la raccomandava per i collassi cardiaci e calmante nei casi di febbre.
Il medico del Seicento Robert Burton le attribuiva, in quanto “calda e umida” secondo la teoria degli umori, la proprietà di espellere l’umore malinconico e rallegrare il cuore. Basandosi anche su affermazioni di medici antichi come Galeno e Dioscoride, egli individuò in questa erba quella utilizzata dalla bella Elena per rallegrare i suoi ospiti, come descritto da Omero e molto probabilmente concetto preso anche da Plinio il Vecchio e Dioscoride affermando che la borragine era la nepenthe (νηπενθές – nēpenthés): proprio il famoso “Nepente di Omero” (un farmaco mitologico che lenisce i dolori) e che, consumata nel vino, portava all’oblio ed alla spensieratezza come menzionava, appunto, Omero.
Francis Bacon pensava che la borragine fosse utile a “combattere i fuligginosi vapori della polverosa malinconia”.
Questa pianta ha fama di sollevare il morale come affermava John Gerard nel suo The Herball, or General Histoire of Plantes (1597).
Il medico napoletano Giuseppe Donzelli nel 1667 scriveva: “l’acqua di borragine è appropriata al cuore, perché lo rallegra, e lo corrobora. Toglie l’immaginazioni cattive, acuisce la memoria, e la mente, e discaccia dal corpo tutti gli umori cattivi. È utile ai malinconici e ai frenetici (pazzi deliranti)”.
Alla fine del 1600, John Evelyn, nel suo Elysium britannicum, ha scritto: “I fiori di borragine sono noti per far rivivere l’ipocondriaco e rallegrare lo studente accanito”.
CURIOSITÀ: nel Mago di Oz, la borragine è citata come base di una pozione grazie alla quale il leone codardo ritrova il suo coraggio e anche Charles Dickens aveva una predilezione per i cocktail alla borragine, e da lui ha preso il nome quello conosciuto come Punch alla Charles Dickens (che contiene fiori di borragine nella preparazione).

Caratteri morfologici della borragine
La borragine è una pianta annuale alta tra i 20 e i 60 cm, con fusti eretti o ascendenti, generalmente ramificati nella parte superiore. Tutta la pianta è ispido-irsuta per la presenza di lunghe setole leggermente pungenti.
Le foglie inferiori, picciolate, hanno lamina ovato-lanceolata, lunga 8 – 15 cm, margine ondulato e nervatura rilevata, le cauline (le foglie lungo il fusto) sono lanceolate, brevemente picciolate o amplessicauli (abbracciano il fusto) e progressivamente ridotte.
I fiori peduncolati, sono penduli in piena fioritura e di breve durata, riuniti in infiorescenze terminali a cima scorpioide che sboccia alla sommità dei fusti; hanno calice composto da 5 sepali stretti e lanceolati saldati solo alla base, che durante la fioritura si aprono notevolmente, per poi richiudersi sul frutto. La corolla con tubo breve, blu è pentalobata, gli stami sono 5, le antere derivanti dall’unione degli stami sono violette.
I fiori sono rosa non appena sbocciano, poi, a fecondazione avvenuta da parte degli impollinatori (soprattutto api!), cambiano colore per merito dei loro pigmenti antocianici (come quelli contenuti nell’uva e di tutte le verdure blu/viola) diventando blu, per effetto della variazione del pH nel contenuto delle cellule. Esiste anche una varietà a fiori bianchi!
I frutti sono tetracheni marrone chiaro di forma ovale, molto duri, che contengono al loro interno diversi semi di piccole dimensioni e che esternamente hanno delle particolari appendici (chiamate elaiosomi) che hanno delle sostanze nutritive di cui le formiche sono ghiottissime; per cui la disseminazione dei semi di questa pianta avviene tramite mirmecoria, ovvero tramite le formiche che prendono i semi e li trasportano altrove.
Habitat o luoghi dove cresce la borragine
Predilige i terreni concimati e gli ambienti ruderali umidi, sabbiosi o argillosi nelle zone incolte, lungo le strade, nei luoghi umidi, dalla pianura alle zone montane fino a 1000 m di quota, raramente fino a 1500 m.
Diffusione e periodo di raccolta
Caratteristica del bacino mediterraneo, in Italia è una specie comune, è coltivata in tutto il mondo e quindi si è inselvatichita, sfuggendo alle coltivazioni. Può crescere in ogni tipo di suolo e in un intervallo di pH che va da 4.5 a 8.2.
La temperatura ottimale di germinazione è di 20 °C, alla quale i semi dovrebbero germinare entro i 5 – 15 giorni. Vegeta in un intervallo di temperatura ottimale tra i 15 °C e i 22 °C.
Di norma le foglie di borragine si raccolgono prima della fioritura, poi siccome fioritura e fruttificazione avvengono in maniera scalare, fiori e semi si raccolgono in tempi diversi sulla stessa pianta; da notare che, siccome i semi cadono subito a maturazione avvenuta, bisogna avere il giusto tempismo nel raccoglierli.

Costituenti della borragine
Il profilo metabolico indica la presenza di mucillagini, tannini, flavonoidi, saponine. È ricca di minerali quali calcio e potassio, acido palmitico, acidi grassi essenziali Omega-6 e alcaloidi pirrolizidinici (potenzialmente tossici se consumati in abbondanza, come ogni cosa!): licopsamina, 7-acetil-licopsamina, amabilina, supinina (nelle foglie e nel fusto) e tesinina (non tossica, nei fiori).
Proprietà della borragine
Se si vuole usare la borragine per i suoi principi attivi va consumata fresca, per cui va raccolta quando serve perché con l’essiccazione le sue proprietà diminuiscono sensibilmente.
Per le sue proprietà emollienti espettoranti, diuretiche, sudorifere, antinfiammatorie, antireumatiche e depurative dell’organismo, le parti aeree di Borago officinalis trovano impiego anche nei trattamenti della tosse e delle polmoniti.
I semi sono una ricca fonte di acido oleico, linoleico, linolenico, omega-3 e omega-6 (soprattutto grandi quantità di acido gamma linolenico GLA): si pensa che l’olio vada a regolare il sistema ormonale e abbassi la pressione sanguigna; mentre le mucillagini, presenti soprattutto nelle parti verdi della pianta, le conferiscono buone qualità emollienti con le quali protegge e ammorbidisce i tessuti a cui è applicata, ad esempio in caso di pelle secca.
L’olio dei semi è utile nella terapia dell’artrite reumatoide, viene utilizzato nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo, ridonando elasticità della pelle, e nel trattamento di dermatiti atopiche, eczemi e tutti quei sintomi causati da pelle secca e screpolata.
Purtroppo, proprio per il suo contenuto di alcaloidi pirrolizidinici potenzialmente tossici, secondo alcuni autori, la pianta negli ultimi anni è stata esclusa dall’elenco ministeriale delle piante che si possono impiegare come integratori, ritenendo tali alcaloidi potenzialmente tossici per il fegato. D’altro canto, l’idea che la borragine ne abbia un basso contenuto si sposa perfettamente con l’uso tradizionale ancora presente in diverse parti del mondo, dove è stata da sempre utilizzata come cibo. Mi raccomando, consumatela sempre con moderazione!
Uso in cucina
Della borragine si utilizza tutta la pianta: i fiori, le foglie, i fusti succosi e i semi.
Una leggera scottatura elimina la peluria che ricopre foglie e gambi e la borragine si può mangiare sia cruda in insalata (foglie piccole e tenere e fusti opportunamente spellati) o come contorno cotto (quelle più spesse e coriacee). Da cruda ha un sapore fresco che ricorda il cetriolo, mentre da cotta è erbaceo e delicato (come gli spinaci).
La cucina popolare regionale è ricca di ricette con la borragine che comprendono preparazioni con foglie e fiori. Ideale da sola o, da aggiungere ad altre erbette o spinaci, nelle zuppe o come elemento base per i ripieni (nelle langhe sono molto ricercati gli agnolotti con la borragine), mentre le foglie più grandi possono essere utilizzate come involtini.
L’utilizzo della borragine come verdura è comune in Germania (dove viene utilizzata in una specialità di Francoforte chiamata grüne Soße, cioè “salsa verde”), nelle regioni spagnole di Aragona e Navarra, a Creta e in Liguria (utilizzata nel ripieno di ravioli e dei tipici pansoti liguri). In Campania si prepara una zuppa di lenticchie e borragine, mentre si utilizza per insaporire i cetriolini in salamoia in Polonia e in Russia.
I bellissimi fiori, usati canditi in pasticceria, possono anche essere congelati in cubetti di ghiaccio per aggiungere qualcosa di originale alle bibite e come colorante blu naturale, estraibile macerando i fiori nell’aceto bianco.
La Capra Selvatica dice…
Amo fare bruschette e “borracos”, cioè i tacos di borragine, tuffando le foglie in una pastella di farina di ceci e acqua e impanandole nella farina di mais, piatte per le bruschette e piegandole a “U” per i tacos, passandole nel forno fin quando non diventano belle croccanti e dorate!
Per quanto riguarda il contenuto di alcaloidi pirrolizidinici, pensate che anche i vegetali più comuni che consumiamo hanno alcaloidi e sostanze che vanno smaltite dal nostro corpo (pensate ad esempio a caffeina e teina): è una cosa assolutamente normale per chi ne fa uso, quindi per smaltirli consiglio di mettere il corpo nelle giuste condizioni, come una dieta ricca di frutta e verdura cruda che sciacqua e detossifica completamente il corpo!
