Ortica: raccolta, usi e curiosità

L’ortica (Urtica dioica) deve il suo nome scientifico al verbo latino urere, bruciare, infiammare, in riferimento al bruciore causato dal contatto con i peli urticanti e al greco δις, dis, due volte e οἰκία, oikía, abitazione: dioico, in botanica, si dice di una pianta in cui fiori maschili e femminili sono portati da piante diverse.

Appartiene alle Urticacee, famiglia che comprende circa 500 specie diffuse soprattutto in America, nell’Asia sud-orientale e, in minor misura, anche in Europa e Africa.

In ltalia questa famiglia è rappresentata da 13 specie di piante erbacee perenni e annuali, tra cui ricordiamo le più particolari Soleirolia soleirolii e Boehmeria nivea, le più conosciute ortiche (Urtica dioica, U. atrovirens, U. membranacea, U. urens, U. pilulifera, U. rupestris) e le piante del genere Parietaria (Parietaria officinalis, P. judaica, P. mauritanica, P. lusitanica, P. cretica), frequenti vicino ai muri.

Un po’ di storia

In Danimarca sono stati scoperti sudari funebri risalenti all’Età del Bronzo realizzati con le sue fibre, più forti di quelle del cotone e più sottili rispetto alla canapa ed è stata ritrovata una ciotola, sempre risalente a quell’età, il cui contenuto, dopo le dovute analisi, è risultato essere una zuppa di ortiche, annoverando quest’ultima tra uno degli alimenti principali dell’Età del Bronzo.

In passato i fusti legnosi delle piante adulte venivano macerati, disidratati e battuti, per ottenere fibre per tessere stoffe simili alla canapa. Le foglie verdi, che contengono grandi quantità di clorofilla, erano invece utilizzate per la colorazione dei tessuti, e ancora oggi se ne ricava un colorante alimentare (E140).

Nelle epoche successive venne impiegata a livello topico, per provocare le cosiddette “orticazioni”, estese irritazioni della pelle che, secondo le credenze del tempo, si riteneva fossero un rimedio per il coma e gli stati di paralisi, e tramite fustigazioni si credeva stimolassero la circolazione, per curare reumatismi e artriti.

All’ortica sono associate anche tante credenze e tradizioni folkloriche. Si pensa ad esempio che tenere delle ortiche in una stanza protegga coloro che ci abitano, che conservarle in una tasca difenda dai fulmini e che le ortiche giovino alla fertilità maschile.

In Germania si credeva che, durante i forti temporali, gettare ortica sul fuoco tenesse lontani i fulmini, tradizione che in realtà si pensa possa avere radici antiche nella mitologia norrena, dove Thor, dio del tuono, è spesso rappresentato dalle ortiche, che vengono bruciate nel camino per proteggersi dai fulmini del dio durante i temporali. Nella stessa mitologia, Loki, divinità truffatrice, tesse reti da pesca con le ortiche, a rimarcare il suo utilizzo come fibra tessile.

Nel passato l’ortica è stata anche un simbolo sinistro visto che, nel Medioevo, streghe e alchimisti se ne servivano in abbondanza, credendola rifugio di anime e demoni per la sua abitudine di crescere tra i ruderi, e in alcuni passi della Bibbia viene menzionata con connotazioni negative.

Curiosità

Nella divisione del Kumaon, nel nord dell’India, ma anche in Nepal, l’ortica nota come “shishnu”, “sishnu” o “sisnu”, viene utilizzata in cucina come verdura, per preparare zuppe e vellutate.

Si narra che Milarepa, asceta tibetano, fosse riuscito a sopravvivere a decenni di meditazione solitaria nutrendosi di sole ortiche.

Secondo gli studiosi britannici, il più antico piatto inglese sarebbe il pudding di ortiche, ricetta risalente a seimila anni fa e che vede, nella preparazione originale, ortica, tarassaco e acetosa unite a farina d’orzo, acqua e sale.

In lingua tedesca, “sich in die nesseln setzen” ovvero “sedersi sulle ortiche” significa “mettersi nei guai“.

Macer Floridus, pseudonimo di Odo de Meung, chierico e medico francese dell’undicesimo secolo, nel suo “De viribus herbarum carmen” (scritto con ogni probabilità fra il 1070 e il 1112 e poi stampato a partire dal 1477) raccomandava l’ortica come afrodisiaco, perché si vociferava che aumentasse la virilità maschile.

Sapevate che, con il 40% del peso secco costituito da proteine, ne contiene più della soia?

ortiche

Caratteri morfologici dell’ortica

L’ortica è una pianta erbacea perenne, con rizoma ampiamente ramificato e strisciante, poco profondo nel terreno, alta dai 30 ai 120 cm, dioica (fiori maschili e femminili sono portati da piante diverse); presenta sulla sua superficie alcuni peli corti, altri più lunghi e rigidi, questi ultimi sono i peli urticanti chiamati tricomi.

Il pelo è costituito da un’unica cellula allungata con pareti calcificate, mentre la punta è silicizzata. L’apice dei peli possiede una piccola sfera che, quando urtata, lascia uscire un fluido irritante per la pelle, la cui formulazione non è stata ancora completamente studiata. La sensazione di prurito scompare dopo pochi minuti senza ulteriori effetti collaterali.

I fusti sono eretti a sezione quadrata e sono generalmente semplici.

Le foglie sono opposte, ovato – lanceolate e grossolanamente dentate ai margini.

I fiori, giallo – verdastri, riuniti all’ascella delle foglie, sono riuniti in spighe ramose: quelle dei fiori maschili sono erette, mentre quelli dei fiori femminili pendule. Per diffondere il polline i fiori maschili hanno stami che sono tenuti ripiegati fino a maturità, sono poi rilasciati di scatto e questo provoca una piccola scossa che proietta il polline nell’aria e sui vicini fiori femminili.

Il frutto è un achenio ovale molto piccolo con un ciuffo di peli all’apice.

Habitat o luoghi dove cresce l’ortica

Cresce in tutta Italia dal mare alle zone alpine ovunque vi sia terreno incolto, umido e ricco di sostanze azotate, boschi, ciglio delle strade, fossi, ruderi. Urtica urens sopporta meglio i terreni disturbati dalle lavorazioni e, come Urtica dioica, ama i terreni ricchi di azoto e ferro; infatti non è raro vederle crescere accanto a vecchi attrezzi o a cancelli arrugginiti.

Diffusione e periodo di raccolta

Questa pianta nitrofila che cresce in luoghi disturbati e umidi dai 100 ai 2500 metri di quota la si può ritrovare in tutte le zone temperate del mondo.

Cresce preferibilmente in suoli sciolti siccome le radici hanno difficoltà di penetrazione in terreni troppo compatti ed il pH più idoneo per la crescita è tra 5,5 – 8,0.

I semi germinano tra i 15 e i 20 °C in presenza di luce e la pianta vegeta a queste temperature.

Preferibilmente, di norma, i germogli e le giovani foglie, più tenere, si raccolgono prima della fioritura. Tenendo tagliata la pianta, produrrà getti successivi così da avere sempre a disposizione foglie fresche.

Per raccogliere i semi, disponibili già da tarda estate in grande quantità, utilizzare un sacchetto di carta quando le infiorescenze dell’ortica avranno terminato la fioritura, scegliendo quelle più mature tendendo al bruno/rossastro, che si staccheranno più facilmente dal fusto e che una volta seccate si sbricioleranno tra le mani lasciando intravedere i semi.

Costituenti

L’ortica è una delle piante erbacee più ricche di proteine: infatti arriva ad averne fino al 40% del peso secco, ossia più della soia, con una composizione amminoacidica ben bilanciata.

È inoltre considerata un’ottima fonte di vitamine A, C, E, K oltre a calcio, manganese, potassio, magnesio, ferro e rame.

Le foglie hanno un alto contenuto di grassi, soprattutto Omega-3 (il principale è l’acido alfa linoleico), confrontate con quelle di altri vegetali (contengono più Omega-3 della portulaca!).

Nel fluido dei tricomi sono presenti serotonina, istamina, acetilcolina, acido acetico, acido butirrico, leucotrieni e acido formico.

Proprietà dell’ortica

Diuretiche, depurative, antinfiammatorie, stimolanti, emmenagoghe, emostatiche e cicatrizzanti. Le foglie dell’ortica costituiscono un’eccellente sorgente di clorofilla di cui si utilizza il potere ricostituente, antianemico, rimineralizzante, preventivo per l’arteriosclerosi.

Può essere considerata un ottimo ricostituente naturale e i semi sono vermifughi.

ortica commestibile

Uso in cucina

È una delle piante più apprezzate e conosciute in cucina: le foglie tenere e i giovani apici si possono consumare crude, sotto forma di succhi o essiccate e, previa sbollentatura, utile anche per neutralizzare l’effetto urticante delle foglie e renderle innocue e disponibili, per le più valide utilizzazioni aggiungendole a ripieni, salse, polpette, nei ripieni dei ravioli o per fare gnocchi e tagliatelle verdi, per la preparazione di gustose zuppe di verdura, per risotti o delicatissimi sformati o usandole come semplice condimento come si fa con gli spinaci.

Le foglie, fresche o essiccate, sono ottime per condire risotti e cereali e sempre dalle foglie essiccate si ricava una gradevole tisana.

I giovani getti si utilizzano come sostituto degli asparagi e dalla fermentazione dell’ortica con i dovuti lieviti se ne può ricavare anche una birra!

Precauzioni

L’azione dei peli irritanti viene neutralizzata dalla cottura e da un’attenta essiccazione, anche se, una volta essiccate, nel momento di riporle potreste incorrere in lievi irritazioni della cute se non utilizzate i guanti.

Oltre ad essere meglio dal punto di vista nutrizionale, le foglie vanno consumate giovani altrimenti potrebbero accumulare carbonato di calcio che potrebbe portare a fenomeni di irritazione a carico dei reni e le foglie più vecchie potrebbero accumulare anche nitrati.

La capra selvatica dice…

Amo l’ortica, da tutti i punti di vista, soprattutto da quello nutrizionale è una delle spontanee che esplode di nutrienti in quantità e qualità, e sto cercando di farla amare, ma molte persone hanno paura di essere punte; per evitare ciò munirsi di forbici per la raccolta e guanti, anche se personalmente vado a mani nude perché sono abituato (non amo mettere i guanti).

Come si evince dal libro Wild Edibles di Sergei Boutenko , se voleste mangiare le foglie crude basta arrotorarle dal picciolo alla punta in modo tale da spezzare le spine sulla pagina inferiore della foglia.

Mi piace cospargerle di burro d’arachidi e metterle in forno, per preparare delle chips molto selvatiche da mangiare al momento!

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