L’agricoltura rigenerativa è un insieme di pratiche volte a rigenerare la salute del suolo, la salute degli animali, la salute umana e in ultima analisi la redditività delle aziende agricole, compreso il rapporto produttore-consumatore.
Queste pratiche si traducono poi in aumento della biodiversità, dei servizi ecosistemici, del sequestro di carbonio, incremento della resilienza climatica, del ciclo dell’acqua, arrivando all’ottenimento di un maggior valore nutritivo dei prodotti agricoli.
Indice dei contenuti
Origine del termine “agricoltura rigenerativa”
Il termine agricoltura rigenerativa è stato usato per la prima volta dal Rodale Institute negli anni 80 per poi quasi scomparire dalle pubblicazioni per più di 10 anni.
Nel 2002 Storm Cunningham pubblica il libro Restorative economy dove definisce le pratiche agricole rigenerative come restorative agriculture; da lì l’interesse per queste pratiche inizia a crescere e piano piano il termine agricoltura rigenerativa si fa strada nella cultura occidentale.
Nonostante siano solo pochi decenni che abbiamo cominciato ad adottare queste pratiche sui nostri terreni agricoli, queste, in realtà, sono state messe in pratica per millenni dalle culture indigene di tutto il mondo; l’uomo occidentale se n’è solo appropriato come è solito fare dall’alba dei tempi.
Principi e pratiche dell’agricoltura rigenerativa
Proprio perché l’agricoltura rigenerativa è un insieme di pratiche, non esiste ancora una definizione precisa né un disciplinare che ne delinei i confini.
Si può comunque affermare che si basa su 5 principi fondamentali:
- disturbare il suolo il meno possibile;
- tenere il suolo sempre coperto;
- lasciare sempre le radici nel suolo anche nel momento del raccolto della coltura;
- aumentare la biodiversità;
- integrazione degli animali e rigenerazione delle comunità microbiche.
Per trasferire nella pratica questi principi, il contadino rigenerativo adotta alcune tecniche per cercare di mimare la natura il più fedelmente possibile, come nel caso del pascolo razionale o rotativo, che si ispira a quello che succedeva nelle grandi pianure americane quando i bisonti, costantemente spinti dai predatori, si muovevano in enormi gruppi molto velocemente, sempre alla ricerca di cibo fresco e lasciando quindi il tempo necessario all’ecosistema di rigenerarsi.
Nelle colture seminative si usano tecniche no till, cioè senza preventive lavorazioni del terreno, cosa che viene permessa da speciali seminatrici che lavorano “su sodo”, purtroppo ancora poco diffuse in Italia.
La fertilità del suolo, anche in frutticoltura, è spesso gestita con sovesci che nel caso dei seminativi no till vengono terminati con un altro attrezzo appositamente studiato, il roller crimper, un rullo con delle barre filettate che permette di allettare il sovescio incidendone allo stesso tempo gli steli in modo che le piante non riescano a rialzarsi e creando, così, una pacciamatura naturale cresciuta sul posto.
Un’altra tecnica molto interessante è l’agroforestazione che usa le successioni ecologiche per cercare di riprodurre un sistema stabile a ciclo chiuso come quello delle foreste vergini.
In questo sistema, come nelle foreste, troveremo piante che occupano diversi strati, da quello più basso tipicamente occupato delle piante erbacee annuali a quello delle emergenti, passando dagli strati intermedi dove possiamo trovare alberi da frutta, arbusti o semplici piante da biomassa usate per aumentare la fertilità.
Le pratiche ascrivibili all’agricoltura rigenerativa sono molte ma in ogni caso sono sempre dipendenti dal contesto e, cosa da non sottovalutare, dall’impostazione mentale di chi le usa.
Molte di queste tecniche sono correntemente usate in agricoltura biologica ma l’impostazione mentale dell’agricoltura biologica è la stessa dell’agricoltura convenzionale. Se vogliamo veramente modificare il nostro impatto sull’ecosistema non basta adottare queste pratiche, dobbiamo iniziare a guardare le cose da un’altra prospettiva, probabilmente quella che l’agricoltura rigenerativa ci può donare.

Rigenerazione ambientale
L’agricoltura convenzionale (compresa l’agricoltura biologica) è responsabile di circa 1/3 delle emissioni globali di CO2.
Si stima che, da quando l’essere umano ha iniziato a praticare l’agricoltura, il suolo abbia perso globalmente circa 133 gigatoni di carbonio.
Tramite le pratiche rigenerative è possibile invertire questo trend negativo, riuscendo di fatto a sequestrare carbonio atmosferico, ristabilire il ciclo dell’acqua, fermare l’erosione di molti suoli agricoli attualmente mal gestiti e riducendo l’inquinamento delle falde acquifere.
Come succede usualmente, fresando o arando i terreni liberiamo nell’atmosfera quantità enormi di CO2, compattiamo il suolo impedendo all’acqua e alle radici di infiltrarsi, facilitiamo l’erosione e il liscivamento dei nutrienti nelle falde e stravolgiamo le comunità microbiche comprese quelle della macrofauna.
Quando invece introduciamo pratiche agricole che necessitano di minime lavorazioni o no till, sovesci, agroforestazione o pascolo rotativo, il carbonio rimane nel suolo, l’acqua viene trattenuta e infiltrata, i nutrienti vengono riciclati e la comunità microbica viene preservata.
Quello che cerca di fare l’agricoltore rigenerativo è immaginare i nostri paesaggi agricoli progettandoli per produrre non solo servizi di sostentamento, ma anche servizi ambientali che ristabiliscano quei cicli naturali che le attività antropiche hanno rotto.
Rigenerazione dela salute umana
Nell’ultimo secolo abbiamo assistito ad un regolare calo del contenuto di nutrienti nel nostro cibo, tanto che in alcuni casi per ottenere la stessa quantità di determinati nutrienti (vitamine, antiossidanti, sali minerali) da uno specifico cibo dobbiamo mangiarne una quantità anche 20 volte maggiore rispetto ai nostri nonni.
Questa problematica è legata principalmente a tecniche colturali degenerative che nel corso degli anni hanno impoverito i terreni e minato la salute delle nostre piante.
L’agricoltura rigenerativa si propone di produrre cibo con un maggiore valore nutritivo, ma non è ancora totalmente definito quali siano l’insieme delle pratiche da adottare per l’ottenimento di questo eccezionale obbiettivo, anche se negli ultimi anni un numero crescente di orticoltori, nonché di agronomi e ricercatori, stanno facendo approfondite ricerche a riguardo.
Quel che è certo è che piante più sane e ben nutrite sono nelle condizioni di sintetizzare maggiormente tutti quei composti benefici necessari per la nostra salute quali vitamine, antiossidanti, terpeni, flavonoidi.
Rigenerazione economica dell’azienda agricola
Un altro aspetto fondamentale dell’agricoltura rigenerativa è quello di cercare di creare cicli chiusi in cui il contadino non è costretto continuamente ad acquistare input esterni, ma piuttosto li produce da sé con ciò che ha a disposizione in azienda e riciclando il più possibile gli scarti.
C’è quindi un minor dispendio di risorse per input come fertlizzanti e, inoltre, quando la salute dell’intero ecosistema aumenta, anche il bisogno di pesticidi diminuisce mentre la qualità e la quantità del prodotto finale aumenta.
Questi aspetti sono molto importanti quando si vuole rigenerare anche la redditività dell’azienda agricola che, se gestita male, può, come sanno molti agricoltori, facilmente diventare un buco nero.

Mimare i processi naturali
Sostanzialmente, quello che fanno le pratiche rigenerative è mimare i processi naturali per arrivare a un sistema stabile che si autosostenta.
Alcuni esempi sono:
- in natura il suolo rimane quasi completamente indisturbato;
- gli erbivori si muovono in grandi gruppi molto velocemente;
- le monocolture non esistono;
- le piante vengono nutrite principalmente dalla comunità microbica e si creano simbiosi in cui ogni elemento svolge più funzioni a beneficio di sé stesso e di tutti gli altri elementi.
Si rende quindi necessario un cambio di mentalità, da egocentrica a ecocentrica, da dominatori ad amministratori del creato.
L’osservazione e lo studio di questi processi naturali è fondamentale per comprendere i ruoli e le funzioni di ogni elemento.
Oltre all’osservazione della natura oggi abbiamo a disposizione anche un’enorme quantità di ricerca scientifica a riguardo; mentre una volta si diceva che se non volevi finire a fare il contadino dovevi studiare, ora più che mai è il caso di dire se vuoi fare il contadino è necessario studiare moltissimo.