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La perdita di nutrienti nella letteratura scientifica
C’è una storia che non viene mai raccontata nel mondo dell’agroalimentare e dell’agricoltura in generale: negli ultimi decenni si è vista una progressiva diminuzione di vitamine, minerali e micronutrienti nel cibo che mangiamo.
Contestualmente sono aumentate in modo esponenziale malattie degenerative come l’Alzheimer, il diabete, il cancro e, anche se la correlazione non è prova di causa, vale la pena investigare questa complessa relazione.
Il primo studio a mostrare il declino di nutrienti nel nostro cibo è stato condotto al King’s College dell’università di Londra dal 1927 al 1991 prendendo in considerazione 27 varietà di vegetali, 17 varietà di frutta, 10 tipi di carne e alcuni prodotti caseari. I risultati mostrano un significativo declino di minerali e fitonutrienti durante quel periodo di tempo e, per alcuni di questi, la diminuzione è stata fino all’80%.
Un altro studio, questa volta americano, condotto dal dottor Donald R. Davis e i suoi colleghi dal 1950 al 1999 mostra lo stesso trend negativo: calcio -16%, ferro -15%, fosforo -9%, eccetera.
Con questi dati alla mano sembra legittimo farsi qualche domanda: qual è la causa di questo declino? Che correlazione c’è tra la perdita di nutrienti nel nostro cibo e l’aumento delle malattie degenerative? Come possiamo incrementare il valore nutrizionale del cibo che produciamo? Come possiamo misurarlo?
Non ci sono ancora risposte definitive sull’argomento ma possiamo affermare che la scelta varietale sembra influenzare il contenuto nutrizionale e che le varietà moderne, sviluppate per offrire raccolti più abbondanti e facilità di lavorazione, hanno una minore capacità di accumulare i nutrienti; ma ricerche recenti suggeriscono anche che il modo in cui viene coltivato il nostro cibo ha l’impatto più grande sulla qualità del prodotto finito e le pratiche colturali dell’agricoltura moderna, le lavorazioni intensive del suolo, l’uso di fertilizzanti e pesticidi influenzano l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante e interrompono le simbiosi tra i microrganismi e il mondo vegetale.
Attualmente, organizzazioni come Bionutrient Institute e Rodale Institute si stanno occupando in maniera estensiva di rispondere a queste domande, raccogliendo dati e sviluppando gli strumenti che ci permetteranno di misurare il contenuto nutrizionale dei cibi tramite la spettroscopia.




I nutrienti vengono dal suolo
Alla luce di queste recenti ricerche possiamo affermare che la salute del suolo è strettamente correlata con la salute umana e il modo in cui lo gestiamo ha un impatto sul nostro benessere.
Le piante si sono evolute nel corso di migliaia di anni insieme ai microrganismi in un rapporto simbiotico di cui tutta la comunità beneficia; le piante trasformano l’energia solare, l’acqua e la CO2 in glucosio che in parte spediscono nella rizosfera, tramite gli essudati radicali, per sfamare la comunità microbica che in cambio ricicla, solubilizza e rende disponibili i minerali presenti nel terreno. In questo modo le piante selvatiche, le foreste, le praterie prosperano senza il bisogno di fertilizzanti.
Quello che succede invece nei nostri terreni agricoli è che, innanzitutto, il terreno viene lavorato in maniera più o meno distruttiva ma comunque rendendo le condizioni inospitali per la vita nel suolo; in seguito vengono applicati fertilizzanti che, nel caso dei fertilizzanti sintetici ad alto contenuto di sali, contribuiscono al danneggiamento della comunità microbica e nel migliore dei casi interrompono la relazione tra pianta e microrganismi perché, se la pianta trova facilmente i nutrienti, non ha bisogno di scambiare il glucosio con batteri e funghi.
In questo modo rendiamo le nostre piante dipendenti dagli input artificiali e, focalizzando la nutrizione solo su NPK, creiamo squilibri nutrizionali che portano ad attacchi di insetti e malattie e ad un contenuto nutrizionale inferiore.
La nutrizione delle piante è fondamentale per avere poi cibi ad alta densità nutritiva perché, esattamente come gli esseri umani, se non introduciamo i vari minerali nella dieta le piante non sono in grado di sintetizzarli da sole, quindi dobbiamo assicurarci che le piante abbiano a disposizione l’intero spettro dei nutrienti fondamentali per il loro sviluppo.
È sicuramente un insieme di fattori che ha portato all’impoverimento del nostro cibo, ma il modo in cui lo coltiviamo è il principale responsabile.
L’approccio dell’agricoltura rigenerativa
L’agricoltura rigenerativa si focalizza sul ristabilire queste connessioni tra pianta e microrganismi, e lo fa ispirandosi a quello che succede in natura e cioè limitando drasticamente le lavorazioni del terreno per offrire un ambiente idoneo alla vita nel suolo, reinoculando eventualmente il terreno con microrganismi benefici, in grado di solubilizzare nutrienti e proteggere la pianta dai patogeni, e in generale creando le condizioni perché queste simbiosi possano stabilirsi con successo.
Teoricamente i microrganismi sono in grado di fornire il 100% dei nutrienti necessari a una pianta ma, se da una parte non è scontato riuscire a ristabilire una robusta comunità microbica, dall’altra rimane il problema che nessun microorganismo è in grado di solubilizzare minerali che non si trovano già nel profilo geologico del terreno; se ad esempio il nostro terreno è completamente sprovvisto di boro non è possibile fare affidamento sulla microbiologia per fornire quello specifico nutriente e bisognerà apportarlo nel terreno.
In tutti gli altri casi il nostro approccio sta virando verso il cercare di attivare la comunità microbica per solubilizzare nutrienti, che magari non sono disponibili nella soluzione del terreno ma sono presenti nel profilo geologico.
Non è affatto una cosa semplice come applicare un fertilizzante e, prima di stabilire questa robusta comunità microbica, se vogliamo garantire alle nostre piante un’alimentazione adeguata, che vada oltre NPK e sia in grado di soddisfare le richieste nutrizionali della coltura per fare in modo che il prodotto finale sia densamente nutriente, dovremo intervenire in qualche modo.
Come abbiamo visto, l’applicazione di polveri di roccia o specifici minerali nel suolo è necessaria quando il terreno ne è intrinsecamente sprovvisto; nei casi invece in cui i minerali sono presenti ma non disponibili è consigliabile intervenire per via fogliare, prima di tutto per evitare gli antagonismi che vengono a crearsi nel suolo tra i vari nutrienti e che spesso impediscono al minerale applicato di venire assorbito, e secondariamente per stimolare la pianta a segnalare alla sua comunità microbica il bisogno di quel minerale.
La nutrizione fogliare, nelle condizioni in cui versano i nostri terreni agricoli degenerati, è lo strumento più efficace per garantire che le nostre piante abbiano abbondanza di tutti quegli elementi che andranno a determinare se poi il nostro cibo è altamente nutriente o, al contrario, di scarso valore nutritivo.
Ma come facciamo a sapere se il cibo che produciamo o che acquistiamo è ad alta densità nutritiva o meno? Il metodo più veloce ed economico, se non si vuole ricorrere a costose analisi di laboratorio, è con un semplice rifrattometro .

Come misurare il contenuto di nutrienti
Il rifrattometro è uno strumento che misura la rifrazione della luce che passa attraverso un liquido, e corrisponde al contenuto totale di solidi disciolti in quel liquido; è ampiamente utilizzato in viticoltura e frutticoltura per determinare il grado zuccherino. Ma all’interno della linfa o del succo delle piante non troviamo solo gli zuccheri ma anche minerali, vitamine, ormoni e via dicendo.
Analizzando quindi con un rifrattometro la linfa o il succo di una pianta o di un frutto capiamo quanti solidi (quindi zuccheri, minerali, vitamine eccetera) vi sono disciolti, e più è alto il numero sulla scala brix e più quel cibo sarà ricco di nutrienti.
Viene inoltre utilizzato durante la fase vegetativa per misurare il potenziale fotosintetico e quindi anche lo stato di salute delle piante; e in questo caso un numero più alto sulla scala brix corrisponde a un maggiore quantitativo di zuccheri che sono il prodotto della fotosintesi.
Più zuccheri riescono a sintetizzare una pianta, più riuscirà a spedirne nella rizosfera per alimentare la comunità microbica che conseguentemente potrà moltiplicarsi ed essere più forte e più efficiente nello svolgere i suoi compiti, che abbiamo visto essere fondamentali per incrementare il valore nutrizionale del nostro cibo.
Il rifrattometro è uno strumento economico che dovrebbe stare in tutte le cucine. In questo modo chiunque può verificare il contenuto di nutrienti nel cibo che acquista e optare per quelli a più alta densità nutritiva. Ricordiamoci sempre che una carota coltivata in un suolo vivo e una carota coltivata in un suolo degradato non hanno la stessa quantità di nutrienti.
Attualmente il produttore non è incentivato a ricercare la qualità ma bensì la quantità; il mercato non paga in base al contenuto di nutrienti ma se sempre più persone iniziassero a richiedere cibo più nutriente forse potrebbe esserci un cambiamento.
Il rifrattometro è un ottimo strumento per identificare i produttori più attenti alla qualità e sostenerli acquistando direttamente da loro, perché un altro problema con il contenuto di nutrienti è che se una pera viene raccolta in Argentina, lavorata nelle Filippine e infine viene venduta in Europa si perdono un sacco di nutrienti soltanto perché più è lungo il tempo che trascorre dalla raccolta più i nutrienti vengono degradati; acquistando direttamente dai contadini ci assicuriamo la freschezza del prodotto che risulterà più gustoso e salutare.
La densità nutritiva passa sicuramente per una filiera di prossimità e, andando a scovare i contadini che producono vicino a noi, possiamo esortarli a focalizzarsi sul contenuto di nutrienti piuttosto che sulla quantità di prodotto.
Esattamente come le piante, anche noi se ci nutriamo adeguatamente e forniamo al nostro organismo tutti i nutrienti necessari al suo funzionamento saremo più in grado di sviluppare un sistema immunitario che ci difenda da eventuali malattie e aumenti le nostre difese naturali.
In conclusione possiamo affermare che la salute del suolo, la salute delle piante e la salute umana sono strettamente collegate e inscindibili. Degradando il suolo degradiamo la nostra salute mentre tramite le buone pratiche agricole possiamo rigenerare le naturali funzioni del suolo e conseguentemente la salute pubblica.
- Con il vino rifrattometro enologo you-can-deterministico mina il contenuto di zuccheri del mosto e quindi il potenziale contenuto alcolico del vino.
- Gamma di misura: Brix (mas SACCH): 0-32%, Oechsle: 0-140 ° Oe, KMW: 0-25 °, Risoluzione: Brix (mas SACCH): 0,2%, 2,0 Oechsle ° Oe, KMW: 0.5 °
- Facile da maneggiare. Mettere 2, 3 gocce del campione sul prisma principale, chiudere il piatto e guardare attraverso la finestra di visualizzazione per leggere il valore Brix; Calibrazione CALIBRAZIONE zero con acqua a 20 ° C, compensazione automatica della temperatura tra 10 ° C e 30 ° C (ATC)
- Misura di precisione: linea di separazione Sharp (blu-bianca), buona lettura (luce diurna riconoscibile), oculare regolabile per regolare la nitidezza
- Taratura: taratura dello zero con l'acqua distillata a 20 °C, compensazione automatica della temperatura tra 10 °C e 30 °C (ATC).