Erbe infestanti nell’orto: tutto quel che c’è da sapere

Le erbe infestanti possono essere dannose all’interno di un orto, ma anche essere una risorsa e alcune erbe sono commestibili.

Vediamo insieme in questo articolo cosa fare nell’orto per proteggere la nostra coltivazione dalle erbacce.

Cosa sono le erbe infestanti

Le chiamiamo erbe infestanti o erbacce, ma poverine la sola loro colpa è di essere erbe spontanee che decidono di crescere esattamente dove stiamo coltivando i nostri pomodori.

La natura è crudele, si sa, e un terreno sgombro da piante diventa un campo di battaglia tra erbe in competizione tra loro per accaparrarsi terreno e i suoi nutrienti con l’apparato radicale e superficie aerea per poter sviluppare il fogliame e fotosintetizzare più delle altre.

La competizione continua verso l’alto e chi fa ombra alle altre vince la battaglia meritandosi un “posto al sole”.

A pensarci ricorda le dinamiche che spesso si sviluppano in certi posti di lavoro!

In natura la gara finisce con un certo equilibrio: mettiamo che ci troviamo di fronte a un terreno sgombro da piante formatosi per una frana o uno smottamento.

All’inizio saranno le piante colonizzatrici, quelle che crescono velocemente anche su terreni sterili o quasi.

Queste piante trasformano rapidamente il terreno rendendolo adatto ad altre e si cominciano a sviluppare, per esempio, i rovi che tendono a coprire e soffocare le altre piante.

Tra i rovi cominciano a svettare degli alberelli nati da semi che hanno potuto germogliare grazie all’ombra dei rovi e alla loro notevole massa organica lasciata a terra.

Gli alberi crescendo faranno ombra ai rovi limitandone la crescita e permettendo a piante del sotto bosco di svilupparsi: l’equilibrio è stato ripristinato!

Questa serie di cause e concause ci interessa sempre nell’ambito della consapevolezza: conoscere i meccanismi che avvengono in natura ci rendono migliori e più consapevoli delle nostre azioni.

Ecco dunque, quando vedo le erbacce nascere nel mio orto non è un fallimento personale ma semplicemente la natura che tenta di ricominciare a creare un equilibrio.

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Perché le erbe infestanti sono dannose nell’orto

Ma l’orto è un piccolo ecosistema estremamente condizionato dall’uomo, come dei sull’Olimpo decidiamo chi vive e chi muore condizionando la competizione naturale tra le piante.

Non vogliamo la Portulaca nella nostra lattuga né che il Convolvolo si arrampichi sui nostri tutori insieme ai fagioli, e Dio ci scampi dalle ortiche che crescono tra le bietoline da taglio e tra l’altro ci pungiamo sempre per raccoglierle!

Le patate, negli anni buoni, sono le più brave: la loro crescita impetuosa su un terreno ben lavorato vince sulla competizione con le altre precedendole nella crescita, soffocandole o impedendogli di nascere.

Con loro la lotta sarà semmai con le dorifore, ma questa è un’altra storia. La nostra pianta, se cresce da sola, avrà a disposizione tutti i nutrienti disponibili nel terreno, a partire dall’acqua: maggior sviluppo, maggiore resa per il nostro cestino quando andiamo a raccogliere.

Per questa ragione studiamo attentamente la distanza tra una pianta di zucchina e l’altra: per ottimizzare il numero di piante presenti sul terreno, minimizzando la competizione tra loro.

Se lasciassimo campo libero nella competizione con le erbe spontanee le nostre piante rischiano di avere la peggio, sparire completamente dal campo o avere una resa inferiore.

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“Mangiate ortiche, milioni di lumache non possono sbagliare!” potrebbe essere lo slogan di chi è pro erba infestante (si, ci sono orticoltori che accettano, non senza avere tutti i torti, una sana competizione tra le piante) e che ritiene che queste mantengano il terreno in migliori condizioni e siano già in sé un raccolto.

In realtà è vero, sono molte le erbe che strappiamo gettandole “oltre la siepe” che potrebbero benissimo arricchire, e di molto, il nostro minestrone, le insalate, il ripieno dei ravioli, insaporire le carni sul nostro BBQ o l’arrosto.

Peraltro alcune di esse (come le ortiche), sono estremamente proteiche, e chi ha eliminato il regno animale dalla propria dieta potrebbe trarne preziosi integratori.

Accettate i consigli di lettura proposti su questo sito e fatevi una cultura, anche perché alcune erbe sono invece velenose, come la cicuta che da giovane è simile al prezzemolo (ma ha un odore ben diverso) o una specie di lattuga velenosa (Lactuca virosa).

Personalmente considero un raccolto vero e proprio quello delle ortiche, del luppolo selvatico che cresce rampicante sulla rete di protezione dell’orto e con le cui cime faccio il risotto, della Borragine, buonissima e che in pratica considero una coltivazione, della Portulaca, ottima in insalata, della Paretaria che con un po’ di pazienza sfoglio e metto nel minestrone, del tarassaco (provate a fare il ripieno dei tortelli di ricotta col tarassaco al posto delle erbette: da capogiro!), la menta, il cardo selvatico, la cicoria e sicuramente ne dimentico molte.

Dunque si può essere selettivi con certe infestanti, controllandone la diffusione ma applicando una blanda consociazione che finisce per arricchire il nostro cesto della raccolta.

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  • Luciano, Riccardo (Autore)

Quando lasciare le erbe infestanti al loro posto

Ci sono poi momenti che è meglio non togliere affatto le erbe infestanti che possiamo anche chiamare più gentilmente erbe spontanee.

Per esempio, se tra un raccolto estivo e una semina autunnale passa del tempo, piuttosto che lasciare la superficie del terreno nuda esposta al sole, alle intemperie e all’erosione, è meglio che le erbe spontanee colonizzino quella porzione di orto, magari le terremo basse, sfalciandole, affinché non vadano a seme propagandosi troppo.

In un terreno da poco lavorato ripristinare il letto di semina sarà un gioco da ragazzi, intervenendo con la zappa e avendo cura di rimuovere bene le erbe che si diffondono sotto terra attraverso rizomi, fusti sotterranei come la gramigna, margotte come il rovo etc.

Rimuovendole ci accorgeremo che le radici delle erbe spontanee hanno permesso al terreno di mantenere una buona struttura glomerulare.

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Sistemi per eliminare le erbe infestanti

Vediamo di seguito alcuni tra i principali metodi per eliminare e tenere a bada le erbe infestanti dal nostro orto.

Vangatura

La vangatura è la premessa fondamentale affinché la crescita delle erbe spontanee sia limitata. A fine stagione o comunque con un certo anticipo rispetto alla nuova stagione prepareremo il terreno rovesciando zolla dopo zolla, rimuovendo man mano le radici delle piante a propagazione attraverso rizomi o fusti sotterranei (rovi, gramigna, ortica) e capovolgendo, interrandole, le altre affinché non solo moriranno ma durante l’inverno marciranno fornendo sostanza organica al terreno.

Finta semina

Un trucchetto per “ingannare” le erbe infestanti: prepariamo il letto di semina in anticipo, ma senza seminare. In queste condizioni nel giro di un paio di settimane germineranno tutte le erbe infestanti presenti nel terreno e che toglieremo senza pietà. Ora, finalmente, il nostro appezzamento potrà ricevere semi o piantine senza una concorrenza troppo pressante, almeno nella prima fase di germinazione dei semi e crescita.

Scerbatura

Un nome particolare per un’azione molto semplice: strappare le erbacce fisicamente dal terreno. Lo faremo quando la terra è umida afferrando bene la pianta da strappare dal colletto affinché venga rimosso anche tutto l’apparato radicale. Faremo particolare attenzione quando la piantina da estirpare è molto vicina a quella da noi coltivata e se quest’ultima viene parzialmente estirpata occorre premere leggermente il terreno per far aderire bene le radici a quest’ultimo. Le piante estirpate possono anche andare a nutrire il mucchio del compost ma facciamo attenzione che non attecchiscano: come? Girando periodicamente il compost, in questo modo otterremo anche una decomposizione uniforme della sostanza organica.

Zappatura

Intervenire periodicamente con la zappa nell’aiola coltivata è una operazione che risolve diversi problemi, a patto che ci sia lo spazio per lavorare. Vanno benissimo anche le zappette con su un lato la lama a punta o a taglio e sull'altro due denti . Sbriciolare il terreno con la coltura in corso, infatti, oltre che a rimuovere le erbe spontanee aerea il terreno e ne permette una migliore permeabilità verso l’acqua, specie sui terreni pesanti che tendono a formare una dura crosta quando sono secchi.

Sarchiatura

A differenza della zappatura durante la quale avviene un superficiale rimescolamento del terreno, con la sarchiatura ci limitiamo a rompere la crosta del terreno non occupata dalle nostre piante, per esempio tra le file e sradicando dalla terra le erbe spontanee. Ci possiamo avvalere di due utili attrezzi facilmente reperibili online o presso i centri giardinaggio o consorzi agrari: il coltivatore e il sarchiatore. Entrambi gli attrezzi li tiriamo manualmente, il coltivatore  ha una serie di denti che affondano nel terreno rompendo la crosta e svolgendo di fatto la funzione che più tradizionalmente si cerca con la zappa, la quale però assolve anche ad altre funzioni, come il rincalzare la pianta o ripristinare i solchi. Il sarchiatore  è una lama che spingiamo facendola scorrere appena sotto la superficie del terreno ottenendo il taglio delle erbe infestanti all’altezza del colletto.

Pacciamatura

Questa operazione consiste nel coprire la superficie del terreno con diversi tipi di materiali scoraggiando la germinazione e lo sviluppo delle piante spontanee. Ovviamente dovremo farla in condizioni di vantaggio, dunque una volta trapiantate o una volta che le nostre piante sono già nate provvederemo a coprire con gli sfalci dell’erba o con foglie secche il terreno per uno strato alto almeno quattro dita.

Questa è la soluzione più ecologica: il terreno si manterrà più umido richiedendo meno acqua e più fresco nelle giornate più torride e la crescita di infestanti è assente o limitatissima. A fine stagione potremo interrare direttamente la pacciamatura con la vangatura o rimuoverla e buttarla nel mucchio del compost.

Alcuni orticoltori, invece, utilizzano un sistema diffusissimo nell’orticoltura industriale: preparano il letto di semina, fanno passare un tubo traforato per irrigazione a goccia e ci stendono sopra un telo da pacciamatura che fissano al terreno rimboccando i lembi con la terra come fosse un lenzuolo sul materasso.

Tagliano la porzione di telo necessaria a fare il foro nella terra per la messa a dimora della nostra piantina e per l’eventuale tutore e ottengono così di ottimizzare e controllare la quantità d’acqua erogata, eliminare le infestanti, non far seccare il terreno ed evitare che i frutti a contatto col terreno non marciscano: pensiamo alle fragole ad esempio.

Inoltre con le opportune rotazioni alcuni evitano di lavorare il terreno tutti gli anni. Se poi colleghiamo un timer all’impianto di irrigazione possiamo andare nell’orto in pratica solo per raccogliere e governare la crescita delle piante.

L’impatto estetico non è il massimo ma dal punto di vista della razionalità è un’ottima soluzione.

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