Oggi purtroppo la nostra impronta ecologica è così grande che spesso inquiniamo anche senza rendercene conto. Solo in Italia ogni anno produciamo 6,5 tonnellate di CO2 a testa ogni anno. Questa quantità di anidride carbonica non dipende solamente dalle cause più evidenti come automobili, riscaldamento domestico, sigarette, elettricità, ecc. Ma deriva in gran parte anche dai processi di produzione dei prodotti che acquistiamo. Per questo dobbiamo cominciare ad effettuare acquisti consapevoli; ecco perché oggi capiremo come scegliere un vestiario più sostenibile, cercando di ridurne l’impronta ambientale ai minimi livelli.
Potrà sembrare esagerato, ma nel 2016 abbigliamento e calzature hanno prodotto qualcosa come 3.990 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che rappresentano oltre l’8% dell’impatto climatico globale.
Una scelta individuale e responsabile da parte di ognuno di noi potrebbe ridurre drasticamente questa percentuale; vediamo insieme come.
Le scelte ecosostenibili, in termini di abbigliamento, per migliorare le condizioni del nostro pianeta, possono essere di varia natura. Possiamo scegliere di acquistare abiti prodotti con materiali di origine esclusivamente naturale, contrassegnati da marchi riconosciuti a livello internazionale, o ancora possiamo scegliere tessuti riciclati, per allungare il ciclo di vita di questi prodotti, rimandando di molto il processo di smaltimento.
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Materiali naturali per i tuoi vestiti
La scelta più conveniente in termini ambientali e, molto spesso, anche in termini economici, è quella di individuare capi realizzati con tessuti naturali, i cui procedimenti di produzione sono semplici ed ecologici.
Fra i materiali che possiamo individuare più di frequente nei capi “green” troviamo cotone, lino, juta, canapa, agave, kapok, ramié, cocco, ananas e ginestra, tutti derivati da fonti rinnovabili.
In passato, tuttavia, la produzione di capi d’abbigliamento con materiali naturali è diventata a sua volta un motivo di degrado ambientale, a causa dell’esaurimento di terre da coltivare e nell’insufficiente disponibilità di bestiame. Per continuare a produrre tessuti naturali si procedeva comunque tramite l’utilizzo di allevamenti intensivi, torture sugli animali, deforestazione e modalità di coltivazione che prevedono l’utilizzo di sostanze inquinanti per l’aria, per l’acqua, per il suolo e per la fibra stessa su cui si depositano.
Ecco perché oggi sono nate alcune certificazioni come Gots (https://icea.bio/certificazioni/non-food/prodotti-tessili-biologici-e-sostenibili/global-organic-textile-standard/) per il cotone organico e NewMerino (https://newmerino.com.au/) per la lana etica che garantiscono la sostenibilità etica e ambientale del tessuto controllando l’intero processo produttivo, dalla coltivazione della fibra alla lavorazione e nobilitazione del filato.
Marchi, questi, che possiamo trovare nelle etichette dei tessuti più ecosostenibili o, nei casi più virtuosi, anche accanto al marchio di produzione del capo.


Abbigliamento in cotone organico
La fattura e la provenienza del cotone sono altri elementi fondamentali per scegliere abiti a basso impatto ambientale; durante i nostri acquisti possiamo imparare a riconoscere il così detto cotone organico, o biologico. Questo cotone infatti viene coltivato, prodotto, lavorato e certificato secondo gli standard agricoli biologici. La sua produzione sostiene la salute dell’ambiente, dell’ecosistema e delle persone, favorendo l’uso di processi e sostanze naturali piuttosto che artificiali, chimiche e tossiche, combinando tradizione e innovazione scientifica per promuovere sostenibilità e qualità della vita.
Il cotone (organico e non) è una fibra naturale perché è ricavata filando la bambagia, dei veri e propri batuffoli che ricoprono i semi della pianta di cotone. Il cotone è la fibra tessile più diffusa al mondo: copre più della metà di fabbisogno di fibre in tutto il mondo e viene ampiamente utilizzato nella produzione di capi d’abbigliamento, dai jeans all’intimo, ma anche per la realizzazione di asciugamani e lenzuola, fino a tappeti e copri divani.
Per individuare un capo d’abbigliamento realizzato con cotone organico è sufficiente controllare l’etichetta. Solo la presenza di una certificazione riconosciuta può garantire che quel capo contenga cotone organico. Tre sono le certificazioni più diffuse per il cotone organico e riconosciute a livello globale: OCS, OCS 100 e, nuovamente, GOTS.
Anche sul noto sito Amazon si possono trovare abiti certificati GOTS o OCS, come queste magliette in cotone 100% bio, da donna e da uomo .

Abiti riciclati sostenibili
Meno diffusa, ma ugualmente efficiente, è la scelta del riciclo. Scegliere di acquistare abiti riciclati può risultare fra le migliori decisioni che possiamo prendere. Il modo migliore infatti per ridurre l’inquinamento dei processi prodottivi, a monte dei nostri acquisti, consiste proprio nel non causarne di nuovi. Acquistando abiti riciclati, rigenerati e sanificati, non andiamo assolutamente ad intaccare un nuovo processo produttivo, risparmiando dal punto di vista ambientale ed economico.
In termini di riciclo, un’alternativa molto valida è rappresentata dalla scelta di acquistare capi d’abbigliamento prodotti con materiali riciclati, i cui tessuti cioè sono stati sfibrati e riutilizzati come materia prima seconda per la produzione di nuovi vestiti. Anche per riconoscere questo tipo di capi esiste un’apposita certificazione, la Global recycled standard, un marchio che controlla effettivamente se la fibra proviene da materia riciclata e non vergine, assicurando i giusti attributi per la sostenibilità.
Come sempre, ricordiamo che è fondamentale prendere scelte individuali per ridurre l’inquinamento che ammala il nostro pianeta. Se non le prendiamo noi, nessuno arriverà con la soluzione per risolvere il problema al posto nostro.
Prendere scelte responsabili a livello domestico ( https://pianetadiriserva.it/impatto-zero/lampadine-a-risparmio-energetico/ ) ci aiuterà a diminuire le 6,5 tonnellate di CO2 che tutti gli anni gravano su ognuno di noi.

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