C’è una tradizione contadina che dura da secoli e che si tramanda da generazione in generazione, che è quella di fare l’orto. Oggi, in epoca moderna, cosa spinge un qualsiasi essere umano, un coltivatore a fare l’orto? I motivi sono molteplici: il primo è senz’altro riconducibile al concetto di sicurezza alimentare che oggi giorno è fondamentale.
Ma non solo, l’orticoltura “domestica” potrebbe sfociare in un concetto multifunzionale, inteso come sociale, rieducativo e ricreativo; basti pensare alla connessione che c’è tra il lavoro manuale indispensabile per la preparazione del terreno e alla cura e all’impegno, questi necessari per ottenere buoni risultati e un senso di soddisfacimento per chi si adopera nel farlo.
Per la costituzione di un orto, vi sono a disposizione una stragrande quantità di specie orticole, ma si preferiscono per lo più colture quali: pomodori, melanzane, peperoni, patate; e quanto citato fa parte della famiglia delle Solanacee.
La famiglia delle Solanacee vanta oltre 3000 specie appartenenti a circa 90 generi diffuse nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate; con maggiore concentrazione in America centrale e meridionale e Australia. A livello mondiale, per l’elevato numero di specie ad essa ascritte e i fini utilitaristici da parte dell’uomo, la famiglia delle Solanacee si può considerare tra le più importanti.
La famiglia in questione fa parte dell’ordine Scrophularies e la sua denominazione deriva dal termine latino solamen, il cui significato è “sollievo”, in considerazione del fatto che alcune specie siano ricche di alcaloidi, sostanze che esercitano effetti sedativi.
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Caratteri morfologici
Le solanacee fanno parte delle dicotiledoni, il cui seme, quindi, contiene due cotiledoni che sarebbero le prime foglioline che, durante i primi stadi di sviluppo, nutrono la piantina. Sono piante erbacee, ma anche arboree, arbustive, perenni e annue, prive di stipole e con foglie spiralate o alterne.
Le infiorescenze possono essere bipare, ovvero sviluppate in due ramificazioni secondarie che continuano a crescere; unipare elicoidali, ovvero sviluppate su una sola ramificazione secondaria; oppure fiori solitari.
I fiori, ermafroditi, quindi su un fiore sono presenti sia stame che pistillo, sono attinomorfi e ciò sta a significare che se volessimo sezionare un fiore, quindi magari tagliarlo a metà, otterremmo due metà esattamente uguali. Sono costituiti da un calice con 5 sepali, androceo con 5 stami inseriti sui petali, un ovario biloculare formato da due carpelli.
Il frutto è in genere una bacca, ma può essere anche una capsula come nel caso dei generi Nicotiana e Datura.
L’impollinazione è prettamente entomofila, ad opera quindi degli insetti.
Quali sono le solanaceae?
Della famiglia fanno parte piante interconnesse all’alimentazione umana quali: patata (Solanum tuberosum.L), pomodoro (Solanum Iycopersicum L.), melanzana (Solanum melongena L.), peperone (Capsicum L.spp.), e piante coltivate per l’ottenimento di prodotti come il tabacco (Nicotirana tabacum L.)

Come coltivare le solanacee
Le solanacee necessitano di particolari condizioni ed esigenze pedoclimatiche per poter crescere.
Esposizione
Generalmente, è di un clima temperato ciò di cui hanno bisogno le solanacee, soprattutto per lo sviluppo. Ovviamente, tra le varie colture, vi sono delle differenze, sebbene non siano così sostanziali. Se per il pomodoro e il peperone, un’esposizione a tutto sole sarebbe la condizione ottimale, per la patata questa potrebbe essere causa di sviluppo della solanina, alcaloide tossico. Per la melanzana invece, va bene un’esposizione a tutto sole anche se gradisce, seppur leggera, un po’ d’ombra in piena estate.
Concimazione
Dal pomodoro alla patata, passando per il peperone e la melanzana, queste colture hanno una cosa in comune tra le cose; possiamo infatti affermare che necessitano di una condizione imprescindibile: un terreno ben concimato, ricco, profondo e drenante, ricco di micro/macroelementi, in base alla coltura, oppure anche di letame o (stallatico essiccato ); quindi una concimazione organica come nel caso, ad esempio, del peperone.
Irrigazione
Per l’irrigazione delle solanacee, innanzitutto si deve tenere in considerazione la tipologia di terreno su cui vengono coltivate; condizione necessaria per poter effettuare un’irrigazione ottimale e apportare il giusto contenuto di acqua.
Sebbene alcune delle colture elencate nell’articolo risultino essere molto resistenti a periodi di siccità, l’acqua non deve mai mancare, soprattutto nelle prime fasi del ciclo vegetativo, messa a dimora, fioritura e maturazione dei frutti.
In alcuni casi, prestare molta attenzione alla pratica irrigua perché, ad esempio, un’irrigazione per aspersione potrebbe favorire l’insorgenza e la diffusione della peronospora, nel caso della patata, oppure un elevato contenuto idrico potrebbe essere causa di ristagno idrico, che a sua volta provoca malattie nelle piante.
Problematiche delle solanaceae
Come in ogni cosa, le problematiche non mancano mai; le Solanaceae possono essere colpite da avversità patologiche ed entomologiche che possono compromettere il giusto funzionamento del ciclo colturale e far ottenere scarse rese.
Focalizzandoci sul pomodoro (Solanum Iycopersicum L.), la minaccia patologica più frequente è la peronospora (Phytophthoa infestant), seguita da quella entomologica causata per lo più da afidi e tripidi; questi rappresentano indirettamente la minaccia più grave per i danni correlati alla trasmissione di virus quali CMV e TSWV.
Contro la peronospora è opportuna l’attuazione di una difesa integrata consistente nell’integrazione di interventi agronomici, applicabile anche nel caso della patata (soggetta anch’essa a questa patologia).
Per la dorifora, invece, le piante predilette sono la patata e la melanzana; l’insetto è considerato tra i più pericolosi per la coltura. Questo coleottero, facilmente riconoscibile dai colori accesi arancione e rosso, si ciba delle foglie; così facendo ostacola la fotosintesi causando un rallentamento dell’attività vegetativa.

L’importanza delle consociazioni
Contro le problematiche, una delle pratiche più efficienti a cui si può ricorrere è la consociazione. La consociazione consiste nel coltivare sullo stesso appezzamento di terreno colture appartenenti a specie diverse contemporaneamente.
I vantaggi che se ne ricavano da questa pratica sono di varia natura: sostegno tra le varie colture consociate, utilizzo proficuo del terreno e, nel caso dell’orto, la pratica agricola permette di allontanare insetti nocivi e spore; condizione invece molto frequente nel caso di una monocoltura. Contro la dorifora, ad esempio, consociare alla patata il fagiolo, potrebbe essere una buona soluzione per allontanare l’insetto.
Coltivazione delle solanacee in vaso
Se non si dispone di un pezzo di terra per poter fare l’orto, si può ricorrere all’utilizzo di vasi (acquistabili anche online ) che permette, a chi lo volesse, di avere il proprio orto sul balcone o in altri spazi.
Per coltivare i pomodori in vaso, innanzitutto dobbiamo sapere che ci sono delle specie che si prestano di più a questa pratica piuttosto che altre. Per piantare una piantina singola, le dimensioni del vaso devono essere di almeno 25 cm di altezza e 30 in larghezza. Se si vogliono piantare più piantine, bisogna optare per vasi con dimensioni più grandi e disporre le varie piantine a 10 cm di distanza. Ci sono piante di pomodoro il cui sviluppo è in orizzontale e altre il cui sviluppo è in verticale e, in quest’ultimo caso, sarebbe bene disporre dei supporti (come delle canne di bambù ) in modo tale che la pianta riesca ad arrampicarsi e a svilupparsi.
Per coltivare la patata in vaso bisogna utilizzare vasi larghi e profondi, considerando il fatto che il tubero cresce sotto terra. Ci sono vasi di varie dimensioni, dai 10 litri ai 50 litri; maggiore è la dimensione e maggiore è la probabilità che la patata cresca meglio. Assicurare che vaso abbia fori di drenaggio.
La melanzana come coltura richiede un ampio spazio, però si può coltivare anche in vasi e vaschette di piccole dimensioni con diametro di 30 cm. La coltura ha un peso consistente, per cui si potrebbe optare per dei vasi di terracotta che si prestano bene a sostenere il peso dell’orticola. È preferibile inoltre che i vasi abbiano dei fori di drenaggio, utili per bilanciare il contenuto di umidità all’interno del terreno.
Anche la coltivazione dei peperoni in vaso è possibile, soprattutto dei peperoncini, che oltre ad aver per lo più utilizzo di tipo alimentare, i colori di queste colture fanno si che siano gradevoli alla vista, dunque una sorta di funzione di tipo ornamentale. Una pianta di peperone necessita che vi siano nei vasi terreni ricchi di sostanza organica, e inoltre le piante hanno un elevato di bisogno di raggi solari e di acqua per crescere. Per la coltivazione dei peperoncini, le dimensioni ideali del vaso devono essere di 30 cm di diametro. Per chi volesse approfondire, all’interno del sito vi è una descrizione più dettagliata su come fare: Come coltivare peperoncini piccanti in vaso: tecniche e consigli.

Spunti e curiosità delle solanacee
La storia delle solanacee è particolarmente interessante per una serie di motivi. A causa della vicinanza tassonomica delle specie utilizzate a uso alimentare con alcune note come tossiche, ad esempio Atropa belladona L., e della presenza di principi tossici come la solanina presente nelle patate, la diffusione delle solanacee a scopi alimentari è stata abbastanza difficile.
La melanzana, sin dal primo momento che è giunta nel Mediterraneo, ha destato sospetto, in quanto ritenuta come “mela insana”, capace di causare e provocare pazzia.
Il pomodoro, giunto in Europa nel XVI secolo, veniva chiamato poma amoris, frutto dell’amore; anche i pomodori venivano utilizzati con sospetto. Essere inserita nei ricettari alimentari per la coltura non è stato tanto semplice, soprattutto a causa delle foglie che, come in molte solanacee, sono tossiche.
Tortuosa è anche la storia della patata, giunta nei nostri ambienti intorno al XVI secolo. Essendo un tubero, nell’antichità si tendeva a pensare che i tuberi fossero alimenti rivolti e opportuni per lo più per il bestiame, quindi la patata veniva guardata con disprezzo e ripugnanza. Il tubero venne apprezzato a partire dalla fine del XVIII e gli inizi del XIX, a causa delle carestie verificatesi in Europa (come ad esempio la mancanza di grano).
Abbiamo visto grosso modo le principali informazioni riguardante le solanacee, e possiamo anche affermare con certezza che queste colture sono particolarmente utilizzate e non mancano mai sulle nostre tavole. I piatti che ne derivano dalle Solanacee sono molteplici, nella cucina italiana sono utilizzate come secondi (come nel caso delle polpette di melanzane), contorni o anche come condimento per la pasta.
In Sicilia, in particolar modo, esiste un piatto unico che prende il nome di “Caponatina”, ovviamente ogni provincia ha la propria versione, dove sono presenti tutte e 4 le solanacee di cui abbiamo discusso in questo articolo, quindi: patate, pomodori, melanzane e peperoni.
In Italia, alcune di queste colture sono delle vere e proprie eccellenze. Del pomodoro, tra le migliori varietà troviamo il San Marzano Dop, dalla forma allungata, e il pomodoro Pachino IGP, molto richiesti dal mercato per il loro dolce conferitegli dalle acque salmastre del luogo di coltivazione; Pomodorino del Penniolo Dop originario delle pendici del Vesuvio e riconoscibile dalla forma allungata e dal pizzo; quanto citato rappresenta solo una piccola parte di quanto presente in Italia come eccellenza.
Dalla storia tormentata al divenire di eccellenze culinarie, le solanacee rappresentano un alimento che quasi non può mancare nelle nostre tavole, e se il termine “solamen” che è la denominazione dell’ordine Scrophularies, significa “sollievo”, possiamo affermare ed esultare dicendo che è quasi un sollievo avere queste colture all’interno delle nostre dispense.
- Fortier, Jean-Martin (Autore)