Il pomodoro e la patata sono colture tanto generose quanto vulnerabili a patogeni e parassiti che, in condizioni ambientali a questi ultimi particolarmente favorevoli, possono comportare forti riduzioni di produzione fino alla totale distruzione della pianta.
Tra i patogeni che attaccano più frequentemente queste due piante orticole, tanto nelle coltivazioni intensive che negli orti casalinghi, troviamo il Phytophthora infestans, un microrganismo “simile ad un fungo” che causa una malattia chiamata peronospora.
Indice dei contenuti
Cosa causa la peronospora
Questo microrganismo vive sulle superfici fogliari (fase epifitica) e, quando le condizioni ambientali sono ottimali (elevata umidità relativa e temperatura compresa tra 15-25°C), le spore entrano all’interno delle foglie utilizzando delle aperture naturalmente presenti nella pagina fogliare inferiore chiamate stomi, dando inizio ad una fase del ciclo vitale del patogeno chiamata endofitica.

Una volta entrato nella foglia, il patogeno cresce distruggendo le cellule e producendo i classici segni e sintomi della malattia (macchie fogliari traslucide che, con il progredire della malattia, diventano brune) che negli attacchi tardivi posso riguardare anche il frutto.
Conclusa la fase endofitica (che coincide con la totale colonizzazione dei tessuti vegetali) il patogeno emette dalle foglie delle ramificazioni che diffondono le spore pronte per una nuova infezione (evasione). Con l’approssimarsi della stagione autunnale le spore posso conservarsi vitali nel terreno (spore svernanti) per produrre nuove infezioni nella primavera successiva. La durata di un intero ciclo del patogeno (dalla fase epifitica fino all’evasione) può variare a seconda delle condizioni ambientali.
Prevenzione della peronospora
Fortunatamente l’approfondita conoscenza del patogeno e delle condizioni che lo favoriscono permette il ricorso a metodi di lotta preventivi, atti a prevenire la patologia principalmente solo seguendo buoni metodi colturali di coltivazione.
Questi approcci preventivi, quindi efficaci solo quando il patogeno è ancora fuori dalla foglia impedendone l’ingresso, sono considerati basilari per mantenere le nostre piante costantemente in salute e ottenere buone produzioni.
Accorgimento particolarmente utile è limitare l’eccesso d’umidità sulla vegetazione, evitando bagnature fogliari durante l’irrigazione, evitando affastellamenti della vegetazione ancorando la pianta a dei tutori, oppure eliminando il fogliame in eccesso, ad esempio adottando la tecnica della sfemminellatura ben descritta anche nell’articolo dedicato alla coltivazione dei pomodori in vaso.
Altro fattore che espone le piante al manifestarsi di malattie è l’assenza o la scarsità di altri microrganismi (benefici) sulla superficie vegetale in grado di competere con i patogeni, riducendone fortemente la possibilità che questi producano la malattia.

Come riconoscere la peronospora
Quando arriva questa fastidiosa patologia fungina sulle nostre piante di pomodoro o patate, possiamo facilmente riconoscerla attraverso classici segni che manifesta sia sull’apparato fogliare sia, nei casi più avanzati, anche su fusto e frutti.
Appena ci accorgiamo dell’insorgere di questa frequente problematica, specialmente sui pomodori molto coltivati negli orti casalinghi di tutta Italia, sarà scrupolo dell’orticoltore arginare tempestivamente il progredire di questo fungo.
Inizialmente la peronospora si manifesta sulla pagina fogliare creando delle pallide macchioline traslucide, tendenti al giallo, successivamente queste macchie diverranno sempre più ampie e sempre più gialle.
Col progredire della malattia inizieranno a necrotizzare le zone fogliari che precedentemente erano ingiallite, fino al disseccamento di interi palchi fogliari.
Il fusto della pianta presenterà anch’esso delle zone necrotiche di colore marrone, mentre i frutti, se non arginiamo il progredire del fungo in tempo, manifesteranno macchie pallide che via via tenderanno a marcire.
Trattamenti biologici contro la peronospora
Attualmente si dispone di alcune sostanze efficaci nel controllare questa malattia. Tuttavia, se da un lato tali molecole sono molto efficienti, molte di queste hanno un importante impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.
In tal senso potrebbero essere d’aiuto delle polveri fortemente idroscopiche (che assorbono umidità) come la zeolite che, se applicate sulla vegetazione, sottraggono umidità al patogeno. Altro utile rimedio è l’applicazione di estratti o infusi di piante contenenti sostanze antimicrobiche oppure fito-stimolanti.
Tra i tanti, l’equiseto è l’essenza vegetale più diffusa per la preparazione di macerati applicabili per la protezione di pomodoro e patata contro la peronospora.
Alcuni lavori scientifici ne hanno verificato l’efficacia, dimostrando un’azione paragonabile al rame, sostanza notoriamente attiva nel controllo di questa malattia.
In maniera analoga è stata valutata l’efficacia di altri estratti o macerati vegetali nel controllo di Phytophthora infestans. Infatti, molte specie vegetali possono fornire sostanze attive con un effetto benefico sulla pianta; tra queste, quelle con maggiore attività sono: l’alloro, lo storace o mella bianca e la salvia.
Per un uso pratico è utile seccare all’aria le foglie di queste specie, ridurle in polvere e macerare 50 grammi circa di materiale vegetale secco in 500 ml di acqua o in una soluzione idroalcolica al 10% di alcol. L’estrazione delle sostanze attive può impiegare anche diversi giorni ed è importante che ciò avvenga al buio per evitare che la luce degradi le molecole particolarmente sensibili.
L’estratto grezzo, ripulito dai residui vegetali, può essere impiegato diluendolo in acqua (10 ml di estratto in 90 ml di acqua) e applicato ogni 10 giorni sulla vegetazione attraverso un nebulizzatore , preferibilmente di sera.
È possibile arricchire in vario modo la foglia di microrganismi utili; attualmente si dispone di numerosi prodotti fitosanitari a base di batteri e funghi benefici detti anche antagonisti (figura 2).

In tal senso potrebbe rallentare il progredire della malattia l’applicazione sulle foglie di cellule del lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) che, utilizzando nutrienti presenti e andando ad occupare fisicamente lo spazio sulla vegetazione, potrebbe ridurre l’incidenza della peronospora.
Quindi, una periodica applicazione di una sospensione di lievito di birra in acqua (1 grammo di lievito liofilizzato in 500 ml d’acqua) potrebbe, unitamente ad altri accorgimenti, aiutare la pianta a resistere all’attacco di questo insidioso patogeno.
Uso del rame in agricoltura biologica
Un rimedio largamente utilizzato nel controllo della peronospora è il rame che, con la sua azione antimicrobica, riesce ad inibire la crescita del patogeno.
Il rame è utilizzato in agricoltura e sotto diversa forma molecolare (idrossido di rame, ossicloruro di rame, poltiglia bordolese ecc.) ed è sempre impiegato a scopo preventivo; questo perché non è in grado di penetrare i tessuti vegetali e quindi colpire il patogeno all’interno della foglia (trattamento di copertura).
Nella maggior parte dei casi il rame è il principio attivo di prodotti fitosanitari acquistabili solo da utilizzatori professionali (dotati di patentino per l’acquisto di prodotti fitosanitari). In caso si disponga di prodotti rameici ad uso hobbistico, questi vanno applicati adoperando i dispositivi di sicurezza necessari (guanti, occhiali e mascherina), preferendo le ore serali.
Il rame, benché sia efficace ed ampiamente utilizzato in agricoltura, è un metallo pesante che, a differenza di altri composti di sintesi, non si degrada una volta applicato, accumulandosi nel suolo. In questo ecosistema può determinare effetti negativi sulla microflora del terreno (batteri, funghi, ecc.) che sono importanti fattori per la fertilità del suolo.

L’importanza delle rotazioni colturali
La maggior parte dei patogeni delle piante sono caratterizzati per essere selettivi, quindi capaci di attaccare una o poche specie vegetali.
Questo aspetto permette di abbassare la densità di popolazione di questi parassiti nel terreno evitando di coltivare sulla stessa superficie la stessa coltura per più anni consecutivi.
Nel caso specifico, per evitare che la peronospora diventi un problema serio per la coltivazione del pomodoro, sarebbe preferibile seguire rotazioni, distanziando il ritorno di questa coltura nello stesso appezzamento (preferibilmente evitando anche altre solanacee) di almeno 3 anni.